Mentre in Italia il nuovo governo ha già annunciato una nuova guerra alla cannabis in generale, e a quella light in particolare, in Germania la pensano diversamente e si apprestano a legalizzare quella con alto contenuto di THC, definita in modo goffo per uso ludico o ricreativo e più propriamente per uso adulto.
Si chiama politica, quella che i cittadini votano per il proprio futuro e che fa scelte che poi valgono per tutti.
Sulle politiche per la cannabis, e per gli stupefacenti più in generale, la destra italiana proprio non ce la fa a ragionare nel merito dei provvedimenti e di ciò che succede da anni oltreoceano, con le legalizzazioni ad uso adulto iniziate in Colorado nel 2014. Da noi Meloni e Salvini parlano per slogan, per frasi fatte che non vogliono dire nulla, che solleticano i bassi istinti dei cittadini ma che non fanno un passo avanti nella complessità di una materia che riguarda il sociale, la criminalità, il diritto, la salute pubblica e l’economia.
Questi sono i motivi che hanno portato la Germania sulla strada della legalizzazione, che creerà uno dei mercati legali più gradi al mondo e favorirà turismo e investimenti. Non solo, perché questo approccio nasconde una grande verità: il cambiamento di paradigma nei confronti degli stupefacenti per passare dalla “guerra alla droga” che non ha portato nessuno dei risultati per i quali era iniziata, e favorire politiche sociali e sanitarie che partano dal rispetto dei diritti umani, invece che puntare sulla repressione violenta che costa milioni di euro ai cittadini e porta in carcere i semplici consumatori, mentre i criminali festeggiano con il monopolio della vendita.
In Italia, prima ancora che iil nuovo governo fosse formato, il senatore Gasparri ha proposto una legge per rendere illegale la cannabis light. Le posizioni di Salvini sono ben note: nonostante da giovane si dichiarasse a favore della legalizzazione la svolta nazionalista l’ha portato a ripetere ossessivamente slogan come “la droga è morte”, o “no allo stato spacciatore” ignorando che lo Stato italiano produce e vende cannabis medica da almeno 6 anni e che la cannabis, nella storia dell’umanità, non ha mai ucciso nessuno.
La Meloni sembra avere la stessa idea. Nel discorso inaugurale alla Camera è arrivata a dire che in tempi di pandemia “la risposta di certa politica è stata promettere a tutti la cannabis libera. Perché era la risposta più facile. Ma noi non siamo qui per fare le cose facili. Noi intendiamo lavorare sulla crescita dei giovani a 360 gradi”.
E questa è una solenne bugia. Perché la risposta più facile è quella di continuare a ripetere a vuoto posizioni pregiudiziali, che non significano niente. Sarebbe più complesso lavorare ad un riforma delle politiche sugli stupefacenti e implementarla in Parlamento, confrontandosi con gli esperti a livello internazionale e i governi che hanno fatto o stanno per fare il grande passo, anche perché dall’Onu sottolineano proprio questo: che le politiche italiane sulle droghe non rispettano i diritti umani.
“Il Comitato esprime preoccupazione per l’approccio punitivo al consumo di droghe e per l’insufficiente disponibilità di programmi di riduzione e del danno”, e “raccomanda che lo Stato riveda le politiche e le leggi sulle droghe per allinearle alle norme internazionali sui diritti umani e alle migliori pratiche, e che migliori la disponibilità, l’accessibilità e la qualità degli interventi di riduzione del danno”. Sono le richieste del Comitato per i diritti economici, sociali e culturali dell’ONU (CESCR) che si è tenuta nei giorni scorsi a Ginevra. Chissà che qualche politico, in questo disgraziato Paese, non si degni di ascoltare e di cercare di metterle in pratica.
Mario Catania