Le norme italiane, così come quelle europee, prevedono che la coltivazione della canapa “industriale” sia sempre ed unicamente ottenuta usando seme certificato. La mancanza di varietà certificate, iscritte all’elenco Europeo che soddisfino a pieno le esigenze del mercato della canapa, sia per produrre fiore sia per biomassa ha obbligato i canapicoltori a trovare soluzioni alternative all’impiego del seme. E’ oramai noto a tutti che la quasi totalità delle coltivazioni di canapa in Italia e a breve anche in Europa siano avviate in questi ultimi anni partendo da talee. Probabilmente i funzionari ministeriali responsabili di dare delle soddisfacenti risposte agli agricoltori interessati alla coltivazione della canapa, non riuscendo a trovare argomentazioni soddisfacenti, sfuggono o sorvolano sulla risposta da dare a chi continua ad utilizzare le talee.
Vediamo però cosa comporta usare per la canapa talee o seme per l’avvio di una coltivazione di canapa adatta alle esigenze del mercato nazionale ed europeo.
Dottor Giampaolo Grassi, già primo ricercatore del CREA-CIN di Rovigo, oggi lavora per Canvasalus