La regolamentazione della cannabis è una questione complessa e in continua evoluzione nel panorama giuridico. In diversi stati, si assiste a una crescente accettazione della cannabis per scopi medici o ricreativi, o entrambi. Insieme a queste tendenze, c’è stata un’esplosione di prodotti a base di CBD disponibili per l’acquisto.
Purtroppo, per molti lavoratori, visti gli sviluppi del nuovo governo italiano la commercializzazione di prodotti a base di CBD potrebbe essere un problema.
Questa questione è per certi versi complessa e confusa per una serie di ragioni. Ecco una panoramica per capire meglio la situazione.
La canapa è una pianta erbacea originaria dell’Asia Centrale che viene coltivata da secoli per molteplici utilizzi. È una pianta versatile, in grado di produrre tessuti, carta, materiali da costruzione, alimenti e, negli ultimi anni, anche prodotti a base di CBD.
La canapa contiene una grande quantità di composti chimici, tra cui il cannabidiolo (CBD) e il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), quest’ultimo presente in percentuali stabilite dalla legge. Entrambi questi composti sono ampiamente impiegati nella produzione di prodotti destinati al benessere personale.
La coltivazione della canapa è stata vietata in molti paesi per decenni a causa dell’associazione con la cannabis e gli effetti psicotropi del THC. Mentre negli ultimi anni, molti paesi hanno iniziato a riconsiderare la propria posizione sulla canapa, riconoscendo i suoi molteplici utilizzi e il suo grande potenziale economico. In alcuni paesi, la coltivazione della canapa è stata legalizzata e regolamentata, permettendo la produzione di prodotti a base di CBD e di altri prodotti derivati dalla pianta.
Il CBD (cannabidiolo), un altro composto presente nella cannabis, è salito alle stelle di recente grazie ai suoi potenziali benefici per la salute senza gli effetti psicoattivi del THC. Il CBD viene presentato, da molteplici studi clinici, come un trattamento per il dolore cronico, l’insonnia e l’ansia, tra una serie di altre patologie. Nel 2018, persino la Food and Drug Administration (FDA) si è unita alla corrente approvando un farmaco contenente puro CBD per il trattamento di gravi crisi epilettiche.
In Italia, i prodotti a base di CBD sono legali, purché contengano meno dello 0,6% di THC. Questa regolamentazione deriva dalla legge italiana sulla cannabis del 2016, che ha introdotto la distinzione tra cannabis “light” (con un contenuto di THC inferiore allo 0,6%) e cannabis non legale (con un contenuto di THC superiore allo 0,6%).
Tuttavia, è importante notare che l’uso del CBD non è stato ancora completamente regolamentato e non esistono normative specifiche riguardanti la sua produzione e commercializzazione. Pertanto, esistono ancora molte incertezze e ambiguità riguardo all’uso del CBD in Italia.
In generale, è importante acquistare prodotti di alta qualità da produttori che certificano i loro prodotti e hanno una piena trasparenza sul prodotto per poter verificare sempre il contenuto di THC prima dell’acquisto e dell’uso.
La direttiva europea che regola la commercializzazione del CBD in Europa è la Novel Food Regulation (Regolamento sui Nuovi Alimenti), entrata in vigore nel gennaio 2018. Secondo questa normativa, i prodotti alimentari contenenti CBD sono considerati nuovi alimenti e quindi devono essere autorizzati prima di poter essere commercializzati nell’Unione Europea.
La procedura di autorizzazione richiede una valutazione della sicurezza del prodotto da parte dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA). Inoltre, i produttori devono dimostrare che il loro prodotto rispetti le norme di etichettatura e di igiene alimentare.
La Novel Food Regulation non si applica ai prodotti che contengono CBD estratto dalla pianta di cannabis sativa, purché il contenuto di THC sia inferiore allo 0,2% e il prodotto non sia destinato al consumo umano. Questi prodotti possono essere commercializzati legalmente in Europa come integratori alimentari o prodotti cosmetici.
In sintesi, la direttiva europea sulla commercializzazione del CBD stabilisce che i prodotti alimentari contenenti CBD devono essere autorizzati prima di poter essere venduti nell’UE, ma non si applica ai prodotti contenenti CBD estratto dalla pianta di cannabis sativa con un contenuto di THC inferiore allo 0,2% e non destinati al consumo umano.
Il nuovo governo italiano ha proposto in questi mesi di porre fine alla commercializzazione della cannabis light a scopo ricreativo, equiparando queste attività al reato di “produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope”. Il disegno di legge, presentato dal senatore Antonio Iannone del partito Fratelli d’Italia, è stato assegnato alla Commissione Industria del Senato per la valutazione.
La cannabis legale si riferisce alla varietà di canapa che contiene meno dello 0,6% di principio attivo THC. Nonostante la relazione illustrativa del provvedimento spieghi che la cannabis leggera non ha effetti psicotropi, alcuni sostenitori del provvedimento hanno motivato che fumata può comunque essere dannosa per la salute e, anche se il limite legale per il principio attivo THC è di circa lo 0,5%, questa percentuale potrebbe ancora produrre effetti psicotropi aumentando la dose dei prodotti consumati.
I prodotti a base di CBD (cannabidiolo) sono diventati sempre più popolari in Italia negli ultimi anni, grazie alla loro capacità di alleviare i sintomi di diverse condizioni di salute. Il CBD è uno dei composti presenti nella pianta di cannabis, ma a differenza del THC (tetraidrocannabinolo), non ha effetti psicotropi e non causa l’euforia tipica della cannabis.
I prodotti a base di CBD venduti in Italia includono olio di CBD, capsule, creme, lozioni, tisane, infusi e prodotti per sigarette elettroniche. Bisogna notare che l’efficacia del CBD per molte delle condizioni per le quali viene utilizzato non è ancora stata scientificamente dimostrata, mentre il suo utilizzo più volte approvato a livello clinico è per alcune condizioni che includono sintomi di ansia, dolore cronico, epilessia e infiammazione.
In generale, quando si acquista un prodotto a base di CBD in Italia, è importante scegliere un produttore affidabile e di qualità che abbia ottenuto le necessarie autorizzazioni e certificazioni che certificano la legalità del prodotto.
Il settore del CBD in Italia è ancora in fase di sviluppo, ma da diversi anni mostra ormai un grande potenziale economico. Attualmente, ci sono diverse aziende italiane che producono prodotti a base di CBD, tra cui olio, creme e integratori alimentari. Il settore del CBD in Italia offre molte opportunità di lavoro, soprattutto per giovani imprenditori e tecnici specializzati in agricoltura, chimica e ingegneria alimentare. Inoltre, l’industria del CBD in Italia ha un grande impatto economico, con una stima annua di circa 6,6 miliardi di euro.
Nonostante il settore rappresenti un’opportunità di crescita economica e di occupazione per il paese ci sono tentativi da parte del governo italiano di bloccare il settore mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro e perdite economiche per il paese.
Se il governo italiano decidesse di bloccare il settore del CBD, ci sarebbero conseguenze significative sull’economia e sull’occupazione. Molte aziende sarebbero costrette a chiudere e ci sarebbero licenziamenti di massa.
Inoltre, il blocco del settore del CBD avrebbe un impatto negativo sulla ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti a base di CBD, che potrebbero invece trovare spazio in altri paesi che hanno una visione più aperta nei confronti del settore. In generale, un blocco del settore del CBD in Italia sarebbe un passo indietro nella creazione di un’economia moderna e innovativa.
Articolo pubbliredazionale a cura del team di CBDMania