Superare l’individualismo per condividere le conoscenze e permettere a tutto il settore a livello nazionale di fare i giusti passi avanti nelle diverse filiere della canapa: è l’ingrediente chiave del progetto di Millasensi che dopo anni di lavoro in sordina vuole creare un nuovo approccio alla pianta delle meraviglie coinvolgendo aziende, istituzioni e stakeholder.
La filiera della canapa industriale è il volano per far crescere l’economia circolare in modo sostenibile: lo sanno bene gli addetti ai lavori che però in Italia, fino ad oggi, non sono riusciti a creare dei modelli locali che potessero poi funzionare su larga scala, creando lavoro agricolo e industriale con un bassissimo impatto sull’ambiente.
Ed è proprio su questo punto che vuole intervenire Millasensi, start up agricola innovativa, riconosciuta come società benefit, che non è solo un titolo, ma un’idea diversa del fare impresa.
“Significa che nella nostra attività non perseguiamo unicamente finalità di profitto ma anche scopi di beneficio comune, che abbiano ricadute positive sulla collettività, operando in maniera sostenibile e responsabile nei confronti delle persone e dell’ambiente”, sottolinea Roy Orlando, che di Millasensi è lo Strategy Manager. “L’idea di base è quella di fare da system integrator e far dialogare il mondo agricolo con quello industriale mettendo al centro la canapa”.
E quindi “incentivare l’agricoltore, convertire le coltivazioni di chi vuole partecipare al progetto e migliorare il sistema di filiera che stiamo promuovendo in Sicilia e dove vogliamo arrivare in pochi anni a coltivare 2000 ettari”.
“Vogliamo includere invece che escludere”, sottolinea il fondatore Salvatore Zappalà, “perché abbiamo compreso che l’individualismo nella società moderna non funziona più, soprattutto in un pezzettino di terra come l’Italia, dove facciamo fatica, più che in altri Paesi, ad unire le forze per un obiettivo comune. Invece dobbiamo diventare inclusivi e collaborativi, valorizzando l’idea di network, per questo stiamo lavorando come system integrator, unendo diverse realtà ad un unico tavolo, per bilanciare domanda e offerta”. Partendo da un punto fisso, quello di “rimettere al centro la terra e la persona che lavora la terra”.
Il primo progetto di filiera lanciato da Millasensi prende il nome di Storie di canapa e vuole definire insieme ai player principali che stanno aderendo al progetto, come il Molino Crisafulli e la Cooperativa siciliana della canapa che già da anni lavorano la pianta dal punto di vista alimentare e della fibra, il miglior disciplinare per arrivare dal lato agricolo almeno alla prima trasformazione, lavorando tutta la pianta.
Dall’altro lato il lavoro, tramite le collaborazioni con l’Università di Torino e quella di Messina, è quello di sperimentare processi innovativi di trasformazione e lavorazione, in green chemistry, per capire le future applicazioni possibili legate al mondo dell’industria. “Affinché il progetto possa essere più efficace abbiamo coinvolto diverse industrie, dal settore manifatturiero all’automotive, fino al settore navale, per lavorare ad esempio su pannelli in cui utilizziamo la fibra di canapa”, racconta Salvatore Zappalà. E continua spiegando che: “Abbiamo già realizzato i primi prototipi e i primi test stanno dando degli ottimi risultati a livello di resistenza e trazione, con la possibilità di fare sperimentazione diretta con le industrie. Con CMC ventilazione stiamo lavorando su processi e prodotto per sostituire delle parti delle loro macchine con dei prototipi che contengono oltre il 50% di canapa. Il fine è quello di immaginare già dei prodotti per poter garantire agli agricoltori dei contratti di ritiro e una redditività ad ettaro per tutelare il lavoro già in origine. E la cosa positiva è che ci sono diverse aziende che ci stanno contattando per dare il via a sperimentazioni. E’ ad esempio il caso di Roboze, eccellenza a livello mondiale nel settore della stampa 3D che ha sede in Puglia, a cui stiamo fornendo della fibra per delle sperimentazioni”.
Il cuore del progetto è il centro di ricerca, soprannominato Hemp Lab, che ha sede in Sicilia e si avvale della collaborazione delle Università a partire da quella di Messina. Una delle prime collaborazioni messe in campo è quella con il dipartimento di econometria, per stabilire, all’interno dii un processo industriale, quanto l’innovazione impatti sul sistema produttivo.
“Avere dei dati economici perle imprese che devono modificare i propri processi produttivi infatti diventa fondamentale”, spiega infatto Orlando. “La prima questione che il laboratorio affronterà è quella del processo estrattivo dal seme e dal fiore di canapa per la produzione di oli essenziali e di CBD e applicarlo al settore cosmetico”.
Altro aspetto, già allo studio, è quello di creare delle piccole coltivazioni di massimo 5 ettari, sparse in tutta la Sicilia, per vedere come reagiscono le diverse varietà alle differenti condizioni. Il progetto è in via di sviluppo insieme al Crea, che poi si occuperà dell’analisi delle genetiche per capire quale saranno i territori più vocati per i possibili tipi di coltivazione.
A fine luglio, in un seminario sul tema della coltivazione della canapa in Sicilia, moderato da Nino Sutera, funzionario regionale Responsabile dell’Osservatorio neorurale, al quale hanno partecipato Salvatore Zappalà, Amministratore unico di Millasensi, Antonino Chiaramonte, presidente della Cooperativa Siciliana della Canapa, Gaspare Viola, Sindaco di Santa Margerita di Belice, Alfredo Battistini, per il MASAF, Lorenza Romanese AD di EHIA, Giancarlo Cravotto, Prof. Ordinario del DSTF dell’UNITO, il direttore dell’ESA (Ente Sviluppo Agricolo della Sicilia) Mario Candore e Luca Sammartino, vice presidente della Regione e assessore all’Agricoltura, che ha concluso i lavori dichiarando che: “La coltivazione della canapa oggi è una sfida anche in Sicilia per guardare a nuovi mercati, a cominciare da quello della moda che ha sviluppato l’uso di questa fibra tessile, e della bioedilizia. Valuteremo la possibilità di creare una filiera che dalla coltivazione arrivi, anche in questo caso, alla trasformazione e commercializzazione del prodotto”.
Mario Catania