Canapa e materiali riciclati per la nuova linea di Nike che comprende la riedizione di due modelli classici del marchio: le Nike Air Force 1 Low, e le Nike Blazer Mid.
Entrambe prevedono l’etichetta “Hemp” ben visibile sulla scarpa. La capsule collection prende il nome di “Move to Zero” perché, nelle intenzioni dell’azienda, è un tipo di produzione che mira a produrre “zero carbonio, zero rifiuti”, proprio grazie alla canapa e ai materiali riciclati presenti. “Move to zero” è infatti un progetto inaugurato nel 2020 dal brand, proprio per cercare di puntare sulla sostenibilità.
Ma il tentativo del brand non sembra essere sufficiente ad invertire la tendenza. A fine 2021 diversi media tedeschi hanno pubblicato un’inchiesta spiegando che, invece di rivenderle, la Nike avrebbe distrutto le scarpe nuove restituite dai clienti.
Da quanto riportato da Greenme.it, “i giornalisti hanno chiesto spiegazioni alla Nike e un portavoce della Nike ammette almeno che i resi che mostrano segni di possibili danni o di utilizzo vengono distrutti e riciclati”. Secondo la testata, “Facendo riferimento a dei semplici segni, l’azienda apre un ampio spazio di interpretazione. Inoltre ha negato che le scarpe nuove e impeccabili siano distrutte, ma vengono rimesse sugli scaffali”.
“Tuttavia l’ultimo segnale proveniente dai GPS delle scarpe nuove restituite dai giornalisti è arrivato da un’azienda di riciclaggio dei rifiuti. Secondo voi queste scarpe puzzano di greenwashing?”, si chiedono. Ed è la stessa domanda che ci poniamo anche noi.
Il mercato delle scarpe da ginnastica da una parte è uno dei più redditizi per la moda, ma dall’altra può avere conseguenze pessime per l’ambiente. Secondo Linkiesta “solo nel 2019 sono state immesse sul mercato 4,3 miliardi di paia di sneakers. In pratica 66 milioni di calzature ogni giorno. Questa produzione è responsabile di un quinto dell’impatto ambientale dell’intera industria della moda e genera l’1,4% delle emissioni globali di carbonio riversate sul pianeta. La stragrande maggioranza delle calzature prodotte finisce in discarica, dove si assestano componenti di derivazione petrolchimica, come l’etilene vinil acetato, sostanza che impiega secoli a degradarsi”.
Redazione di Canapaindustriale.it