Don Giuseppe Scandurra, prete e parroco di Diano Borello in provincia di Imperia, aveva fatto un post sulla sua pagina personale di Facebook, per regalare delle piantine di canapa pronte da trapiantare. Apriti cielo. In poche ore il post viene cancellato su richiesta della diocesi e la curia lo sospende per un mese.
“Regalo piantine di cannabis legale, pronte da trapiantare” aveva infatti scritto nel post ora irreperibile aggiungendo la foto delle piccole piante pronte ad essere trapiantate. Probabilmente non immaginava che nella visione di Dio e della Chiesa ci sono piante più uguali di altre, che evidentemente per la dottrina devono essere scampate alla creazione di Dio per essere spuntate sulla terra in qualche altra maniera, forse per opera del Demonio in persona, come sosteneva la grottesca propaganda anti-cannabis nata in Usa agli inizi del secolo scorso.
Fatto sta che per volere del vescovo di Albenga e Imperia Guglielmo Borghetti, il parroco è stato sottoposto a sospensione di 30 giorni “a divinis”. “A prescindere dai profili giuridici di tale iniziativa per l’ordinamento dello Stato – si legge in una nota della diocesi – si desidera qui biasimare vivamente tale iniziativa del sacerdote e riaffermare l’insegnamento costante della Chiesa cattolica circa la negatività dell’uso, la produzione e il commercio delle droghe, di qualsiasi entità e qualità”.
Noi da questo disgraziato giornale (a questo punto, a nostra insaputa, perfino blasfemo) sono anni che proviamo a sottolineare che la canapa sia una risorsa da imparare ad utilizzare e non una minaccia, tantomeno una droga. Ma l’ignoranza regna sovrana, nelle questioni spirituali, ma anche in quelle più laiche.
E’ di pochi giorni fa la notizia che all’orto sociale di Genova, che è uno spazio pubblico, dopo le proteste della Lega gli organizzatori hanno dovuto eliminare le piantine di canapa seminate in precedenza per avviare un percorso informativo con la comunità locale. E torniamo al punto: per sconfiggere l’ignoranza serve tanta buona informazione, da condividere tra le persone per sconfiggere dogmatismi e verità aprioristiche.
Intanto il parroco, per punizione, non potrà celebrare messa né amministrare sacramenti. In punizione per aver pensato di regalare delle piantine. “Io la cannabis legale la uso per rilassarmi, la metto a bagno nell’acqua bollente, ci ricavo una tisana. Ma lo sanno tutti, mica c’è niente di male, non è certo una droga”, si è permesso di replicare a freddo.
Senza pensare al rivolto religioso: se nella messa ogni rito viene officiato anche con l’assunzione di uno stupefacente come il vino, che per la tradizione cattolica in quel momento diviene il sangue di Cristo, perché censurare un’altra sostanza psicoattiva, che in colture più lontana dalla nostra ha la funzione di mettere in contatto le persone con la divinità?
Mario Catania