La pianta del tabacco è una delle numerose piante trasferite dal continente americano che se fosse rimasta nel suo areale di origine avrebbe fatto vivere meglio e più a lungo milioni e milioni di persone. Nonostante sia ben noto e ben indicato persino sullo stesso pacchetto che la nicotina e i componenti del fumo di sigaretta di tabacco fa venire il cancro, il nostro Stato protettore, continua a riservare a questo prodotto il privilegio di essere distribuito da decine di migliaia di tabaccai, asserviti e controllati come pochi altri operatori economici.
E’ di questi giorni il reiterato monito, accompagnato al divieto per i tabaccai di vendere i derivati della cannabis da fumo ad esclusivo vantaggio della vendita delle sigarette di tabacco, con gaudio di alcune multinazionali straniere che intascano lauti guadagni, ricambiando con irrisori sostegni economici per gli ultimi affezionati tabacchicoltori.
Ma perché lo Stato, attraverso il suo Ministero della Salute, continua a sostenere il consumo del tabacco e con tanta e perseverante testardaggine persegue e contrasta in ogni modo il consumo dei prodotti da fumo della cannabis?
Se si leggessero le numerose pubblicazioni scientifiche che mettono in evidenza le sostanziali differenze tra componenti del fumo del tabacco e quelli della cannabis balzerebbe agli occhi che le uniche differenze sono a carico dei principi attivi esclusivi delle due matrici vegetali: la nicotina, nel tabacco ed il cannabidiolo (CBD) nella cannabis light (ottenuta da varietà certificate esenti da THC).
Della nicotina basta dire che la sua Dose Letale 50 (DL50), che sta ad indicare la quantità di principio attivo che nel 50% dei soggetti che assumono quella quantità muoiono, è dell’ordine di 50-60 mg. E’ una molecola così tossica che viene impiegata in agricoltura come insetticida ed i sui derivati sono tra i più tossici e pericolosi per l’uomo e per molti insetti utili, come le api. L’aspetto più negativo della nicotina, oltre alla tossicità, è quello di indurre dipendenza. E’ infatti estremamente difficile per un tabagista interrompere il consumo delle sigarette. Solamente circa l’8% dei fumatori smette di consumare le sigarette; perciò, lo Stato sfrutta questo vizio malefico principalmente per vantaggi economici per se e per le multinazionali straniere.
Il costo, in termini di vite e di spese per il servizio sanitario coinvolto con la cura dei malati colpiti dalle conseguenze del consumo del tabacco, è astronomico e raramente valutato e tantomeno divulgato.
Se questo è il trattamento che lo Stato riserva ad un prodotto di largo consumo così dannoso come il tabacco, immaginiamo quanto pericolosa dovrebbe essere la cannabis “leggera” per la salute dell’uomo.
Ad oggi non è stata determinata una dose letale con il consumo della cannabis, neppure consumando quella con prevalente contenuto di THC. Figuriamoci se si consuma quella “light” che ne può contenere al massimo lo 0,5%. Da questo punto di vista vince la cannabis.
Per contro, del CBD sono note numerose proprietà salutistiche-terapeutiche a dosi sostenute > 100 mg. Le principali proprietà positive del cannabidiolo sono almeno 13 e sono descritte in articoli scientifici validati da revisori qualificati che hanno esaminato i lavori prima di approvarne la pubblicazione (epilessia, Cunha et al. 1980; sindrome ansiosa, Zuardi et al. 1993; schizofrenia, Zuardi et al. 2008; antinfiammatorio, Kozela et al. 2013; dolore, Lu et al. 2015; cancro, Ligeresti et al. 2006; distonia e discinesia, Consroe et al. 1986; dipendenza, Katsidoni et al. 2013; riduzione dell’appetito e dell’obesità, Farrimond 2012; sonno, Chagas et al. 2013; ischemia, Fouad et al. 2012; diabete, Weiss et al. 2006; nausea e vomito, Rock et al. 2013).
Sono anche state anticipate interessanti e promettenti proprietà medicnali che principalmente derivano dalla capacità di questo cannabinoide non stupefacente di avere una potente azione anti-ossidante, analoga a quella della Vitamina C. Nei soggetti in cui sono latenti le malattie degenerative del sistema nervoso ed in particolare quelle a carico del cervello, Alzheimer, Parkinson e demenza senile, una assunzione precoce e stabile del CBD sembrerebbe ritardare o limitare i danni e le conseguenza gravissime di queste malattie invalidanti ad elevato impatto economico per la Società intera.
Anche da questo punto di vista la cannabis supera decisamente il tabacco.
Per il mondo agricolo in generale, comprendendo anche l’ambiente naturale e le conseguenze delle attività agricole, se al posto del tabacco si coltivasse canapa ci sarebbero enormi vantaggi. La propensione alla coltivazione della canapa è superiore nei giovani. Offrire posti di lavoro alle categorie di lavoratori che rappresentano la percentuale più elevata di disoccupati e di soggetti che hanno smesso di cercare lavoro perché demotivati, sarebbe decisamente un grosso miglioramento.
Scalzando le aziende multinazionali del tabacco e sostituendo ad esse nuove imprese nazionali farebbe rientrare importanti capitali. Il cambio di propensione al consumo di sigarette classiche con la cannabis magari potrebbe essere accompagnato da diversi metodi di assunzione come la vaporizzazione (vedi Ikos) che per la cannabis funziona anche meglio.
Per l’ambiente, con la cannabis sarebbero limitati gli apporti di fitofarmaci perché non c’è alcun dubbio che la pianta di canapa è decisamente più resiliente alle avversità fitopatologiche di quanto lo sia il tabacco. Per il consumo dell’acqua è anche più parsimoniosa la canapa; perciò, anche da questi punti di vista con il consumo di cannabis si avrebbero positive ricadute sull’insieme dell’ambiente. Persino dal punto di vista dell’aria ci sarebbe un vantaggio. E’ noto che vicino alle coltivazione di canapa, specialmente a quelle destinate alla produzione di cannabis light si possono percepire aromi intensi e potenti che derivano dalla elevata produzione dei terpeni.
Alcuni cittadini più riottosi per non dire prevenuti, arrivano persino a manifestare proteste e lamentele alle autorità di sicurezza per questi aromi intesi che esalano dai campi di canapa. Questo succede anche perché nessuno a questi signori ha fatto arrivare l’informazione che i profumi intesi della canapa sono il risultato di esalazioni di sostanze terpeniche ne più e ne meno di quelle che si percepiscono nelle foreste di conifere. I terpeni hanno indiscusse proprietà salutistiche, sfruttate per l’appunto dall’aromaterapia. In pratica, stazionare nelle vicinanze o all’interno di una coltivazione di canapa è qualcosa di simile di fare un suffumigio con essenze utili e salutari. In mezzo al tabacco si rischia di farsi venire mal di testa se si staziona a lungo.
Anche da questo aspetto la cannabis è decisamente vincente rispetto al tabacco. Ma allora perché lo Stato è sempre in una situazione di allerta e di contrasto verso la cannabis ed il CBD? Perché il nostro Ministero della Salute era arrivato all’estremo di tentare di far approvare un decreto in cui voleva far passare l’idea che il cannabidiolo era stupefacente, anche se tutto il mondo scientifico non ha alcun dubbio che non è VERO?
Un navigato politico soleva affermare: a pensar male non si fa peccato e talvolta ci si prende! Il mio pensiero è che verso la canapa lo Stato ha una visione miope e plagiata da imbonitori che probabilmente hanno frequentazioni non del tutto limpide e propensi a preoccuparsi per la Salute del popolo italiano.
Dottor Giampaolo Grassi, già primo ricercatore del CREA-CIN di Rovigo, oggi lavora per Canvasalus