Quasi completamente fai da te e realizzata con materie prime a chilometro zero. La casa in paglia di canapa realizzata in Serbia dall’agricoltrice e costruttrice Vesna Alavanja è una delle ultime novità nel mondo della bioedilizia a cinque punte. Ecco come è stata realizzata.
Immersa nel verde, a poco più di 55 chilometri da Belgrado e alle pendici del monte Kosmaj, la casa costruita da Vesna Alavanja è la prima del Paese realizzata in paglia di canapa. Il progetto, affidato agli architetti dello studio BIRO 33, con sede nella capitale, è stato completato in soli 35 giorni utilizzando la canapa coltivata dalla stessa Alavanja in un campo vicino all’abitazione.
Una volta trasformata la materia prima, Alavanja ha raccontato di aver mescolato la paglia di canapa con calce, acqua e un additivo speciale, realizzato dalla belga Wolf Jordan & Co., con il fine di riempire le pareti esterne e interne, spesse rispettivamente 30 e 10 centimetri. A fare da fondamenta un telaio posto su nove pilastri di cemento sotterranei e interconnessi tra loro.
Come raccontato da Vesna Alavanja, dopo la raccolta, la canapa è stata trasformata nel corso di quattro settimane grazie all’utilizzo del Micro Decorticator HurdMaster 1000, un macchinario innovativo targato Industrial Hemp Latvia SIA, che, secondo Alavanja, si adattava perfettamente alle sue esigenze.
“Costruire una casa con materiale naturale e creare un ambiente e una famiglia autosufficiente è sempre stato il mio sogno e ora l’ho realizzato”, ha raccontato in un’intervista a HempToday Alavanja. “L’intero progetto sarebbe stato impossibile senza HurdMaster. Se sei lontano da una grande fabbrica industriale di lavorazione della canapa e coltivi o puoi mettere le mani su alcuni steli di canapa, questa è semplicemente la soluzione perfetta”.
Il macchinario, infatti, è stato utilizzato in autonomia dall’imprenditrice e dai collaboratori per realizzare l’abitazione, che ha raggiunto un’estensione di 65 metri quadri. “Una volta padroneggiata l’alimentazione della macchina e la gestione della paglia in uscita, l’intero processo procede senza intoppi e senza interruzioni. Ma anche all’inizio, mentre stavamo ancora imparando, la macchina è stata abbastanza intelligente da fermarsi se stavamo provando a fare qualcosa di inappropriato; è semplicissima da sbloccare e riavviare”, ha concluso Alavanja.
Oltre all’HurdMaster, il team di costruzione capitanato dalla stessa Alavanja ha utilizzato un miscelatore da 0,35 metri cubi, secchi di plastica e un’estensione di miscelazione montata su un trapano per ottenere una miscela di cemento armato. Per completare il progetto sono state attivate squadre di tre persone ciascuna che hanno completato l’intelaiatura, il tamponamento in cemento di canapa e un tetto di paglia, mentre un idraulico e un elettricista si sono occupati delle rispettive installazioni.
Ora, come raccontato da Alavanja, la casa è quasi completa: rimangono da fare solo gli ultimi ritocchi, come l’intonacatura e l’installazione di prese elettriche, e la casa dei suoi sogni sarà poi abitabile. “Costruisco con la canapa, bevo il tè alla canapa, mangio il porridge di canapa e realizzo oggetti, come i materassi, con fibre di canapa”, ha aggiunto Alavanja. “Quello della canapa è un mondo che abbiamo appena iniziato a esplorare!”.
Quella serba realizzata da Vesna Alavanja non è però la prima casa in paglia di canapa del mondo. Il primato, infatti, spetta a un edificio italiano costruito nelle Marche dall’azienda agricola di Antonio Trionfi Honorati, che, dopo essersi dedicato per anni all’agricoltura e alla canapa da seme per produzioni alimentari, ha sfruttato la sua laurea in architettura per coinvolgere un gruppo di amici e autocostruire quello che è stato definito un “piccolo gioiello di bioedilizia”.
Anche in questo caso, a parte il canapulo prodotto in Puglia da South Hemp Tecno, la casa è stata realizzata con materiali a chilometro zero e con canapa coltivata nel campo adiacente all’abitazione. Ne abbiamo parlato nell’articolo dedicato alla prima casa al mondo realizzata con paglia di canapa.
Martina Sgorlon