Superare le sfide del settore della canapa e creare una rete di supporto e sviluppo. È con questo obiettivo che negli Stati Uniti è nato The Hemp Research Consortium, un consorzio attualmente composto da tre importanti università statunitensi e da aziende private che, grazie a un fondo di 5 milioni di dollari, lavorerà per sviluppare progetti a beneficio sia delle imprese che dell’industria nel suo insieme. Ecco tutti i dettagli del progetto.
L’industria della canapa è una delle più promettenti a livello globale, ma attualmente la sua filiera è ancora in via di sviluppo. Così, per velocizzare i processi e favorire la comunicazione e la collaborazione tra le varie realtà coinvolte, negli Stati Uniti agenzie governative, università, centri di ricerca e aziende private hanno dato vita a The Hemp Research Consortium, un’iniziativa che vede a capo del coordinamento la Foundation for Food & Agriculture Research (FFAR), l’organizzazione federale nata per collegare finanziatori, ricercatori e agricoltori con il fine di sostenere i nuovi progetti agricoli.
“Riteniamo che la canapa abbia il potenziale per aiutare davvero a diversificare le colture redditizie per i coltivatori”, ha affermato Jeffrey Rosichan, direttore della Crops of the Future Collaborative presso FFAR. “I coltivatori hanno bisogno sia di una fornitura di semi che di materiale per crescere, ma hanno anche bisogno di un luogo dove vendere i loro prodotti. È quello che stiamo cercando di fare con questo consorzio”.
Alla base dell’iniziativa e ora alla guida dei progetti di ricerca, che aiuteranno ad affrontare alcune delle questioni più urgenti per il settore, ci sono tre importanti università del Paese, attive nel mondo degli studi sulla canapa ben prima della creazione del consorzio: la Cornell University, la North Carolina State University e l’Università del Kentucky. Tra le sfide principali sottoposte ai ricercatori ci sono attualmente lo sviluppo energetico e del prodotto e i sistemi di produzione agricola. Per sostenere la ricerca, la Foundation for Food & Agriculture Research ha al momento assicurato un fondo di 5 milioni di dollari, una cifra finanziata per metà da investimenti privati e per l’altra da fondi pubblici.
Se, come anticipato, la collaborazione incrociata tra le tre università era già attiva prima della nascita del The Hemp Research Consortium, il reclutamento delle società interessate a finanziare l’iniziativa è avvenuto solo nell’arco degli ultimi due anni. Le aziende che si sono impegnate finora — tra le quali ci sono Agilent Technologies, il programma IR-4, IND HEMP, International Hemp, Oregon CBD, The Scotts Company e U.S. Sugar — avranno la possibilità di avvicinarsi ai ricercatori e proporre un progetto che ha come obiettivo l’avanzamento e il miglioramento non solo delle loro attività, ma anche del settore della coltivazione della canapa negli Stati Uniti.
“La cosa davvero unica di questo modello è che è una ricerca guidata dagli stessi partecipanti”, ha spiegato Rosichan. “Le aziende dicono: ‘Ecco i nostri grandi bisogni’, e spetta ai ricercatori accademici rispondere: ‘Ecco la soluzione per aiutarti a soddisfare le tue esigenze.'”
Una volta che i ricercatori avranno completato i progetti, infatti, le aziende che fanno parte del consorzio avranno accesso anticipato ai risultati e solo dopo che le aziende avranno ottenuto l’anteprima esclusiva sulla ricerca, i risultati saranno pubblicati su documenti pubblici a beneficio dell’intera industria. Nel caso in cui si dovesse ottenere un brevetto, Rosichan ha spiegato che le società partecipanti avranno la possibilità di negoziare diritti non esclusivi sullo stesso, il che significa che sarà disponibile anche per il pubblico in generale. “Le aziende avranno un anno di vantaggio per condividere risultati, sviluppare prodotti e capitalizzare su quei risultati. Abbiamo escogitato modi per avvantaggiare i partecipanti, ma anche aiutare il pubblico”, ha continuato Rosichan.
Se alcuni progetti coinvolgeranno tutte e tre le università, per altri non sarà così,, ha affermato il dottor David Suchoff, direttore del consorzio e specialista in estensione di colture alternative che sta conducendo la ricerca sulla canapa presso la North Carolina State University. Alcuni progetti potrebbero infatti funzionare meglio in alcuni specifici centri di ricerca in base ai loro punti di forza; qualsiasi studio che coinvolga i tessili, per esempio, si svolgerà probabilmente presso la North Carolina State University, che è un centro di studi ben noto per il suo programma tessile. “Abbiniamo il ricercatore più adatto alla singola sfida specifica. Questa è la forza dell’intero modello di consorzio: è la creazione di una cassetta degli attrezzi con molti strumenti per risolvere molte sfide“, ha concluso Suchoff.
Attualmente, diversi progetti sono già in lavorazione, tra questi quello di Oregon CBD, che ha sviluppato una serie di genetiche di canapa triploidi per affrontare i problemi di impollinazione incrociata e che sta lavorando con tutte e tre le università per esaminare la sensibilità ai pollini dei triploidi rispetto ai diploidi per identificare eventuali vantaggi agronomici aggiuntivi che queste nuove varietà potrebbero avere.
Nel frattempo, anche International Hemp sta lavorando con le università per espandere le diverse varietà di canapa disponibili e per includere nel mercato statunitense quelle più adatte alle latitudini meridionali. “Disponiamo di alcune delle varietà di fibre e cereali più produttive per le latitudini settentrionali e di recente abbiamo avviato la produzione nazionale di sementi certificate su due varietà da fibra italiane per i coltivatori di fibre negli Stati Uniti meridionali”, ha spiegato Derek T. Montgomery, CEO di International Hemp. “Il mercato della canapa statunitense ha bisogno di varietà certificate per fibre e cereali ad alto rendimento e vogliamo trasmettere il messaggio che stanno arrivando varietà di canapa industriale affidabili, ad alto rendimento e stabili fornite dalle principali università americane”.
Martina Sgorlon