La canapa potrebbe essere una preziosa alleata nella lotta contro il cambiamento climatico e, allo stesso tempo, diventare un’importante fonte di guadagno per tutti gli attori coinvolti nella filiera.
L’idea che la canapa possa “salvare” il pianeta e cambiare la nostra economia in modo più sostenibile potrebbe sembrare un’esagerazione, è invece è un’opportunità concreta. Ecco le riflessioni condivise da un centro di ricerca oltreoceano.
Dopo The Hemp Blockchain, azienda statunitense nata con l’obiettivo di sviluppare una soluzione di gestione della catena di approvvigionamento per l’industria della canapa industriale, a puntare i riflettori sulla pianta come risorsa contro il climate change è oggi un team di ricercatori di Hudson Carbon, un centro di ricerca nato nello stato di New York e specializzato nello stoccaggio di carbonio.
Secondo le ultime analisi effettuate, infatti, la canapa potrebbe essere un asso nella manica sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista economico e remunerativo. Ecco 6 buoni motivi spiegati in breve.
La canapa assorbe più del doppio di CO2 dall’atmosfera rispetto agli alberi. Mentre questi ultimi possono catturare circa 6 tonnellate di CO2 l’anno, la canapa, a parità di ettari, potrebbe assorbire fino a 16 tonnellate.
“Se gli Stati Uniti coltivassero 50 milioni di acri di canapa (circa 20 milioni di ettari), sequestrerebbero un paio di centinaia di milioni di tonnellate di carbonio all’anno su quella superficie”, ha affermato Ben Dobson, fondatore e presidente di Hudson Carbon.
Le fibre di canapa che hanno inglobato permanentemente la CO2 possono poi essere utilizzate come materia prima nei settori più disparati per fabbricare una ampia varietà di prodotti, dall’edilizia ai pezzi delle automobili e settore automotive più in generale, passando per il settore tessile, dove permetterebbe inoltre di risparmiare enormi quantità di risorse idriche.
Attualmente, nel mondo, il cotone si pone come la principale coltivazione destinata al settore tessile e rappresenta circa il 43% delle fibre naturali utilizzate per l’abbigliamento e i tessuti. La pianta, però, richiede enormi quantità di acqua per essere coltivata. Al contrario, la canapa necessita di risorse minori, andando così a contrastare il problema legato alla carenza idrica e portando notevoli risparmi in termini economici.
Un esempio? Come raccontato in un articolo dedicato ai jeans in canapa, l’uso della canapa nella produzione del jeans, in alternativa a un prodotto 100% cotone, consente di risparmiare circa il 50% dell’acqua; la canapa, inoltre, non richiede prodotti chimici, lavorazione a umido, pesticidi o erbicidi.
Un altro vantaggio legato alla canapa include il fatto che è una delle piante a crescita più rapida al mondo: è infatti in grado di raggiungere i quattro metri di altezza in soli 100 giorni, quindi poco più di tre mesi.
Oltre ad assorbire CO2 dall’atmosfera, la canapa è in grado di assorbire dal suolo metalli pesanti e sostanze estremamente pericolose per l’uomo come mercurio, piombo o cadmio. Ne abbiamo parlato anche nell’articolo dedicato alla canapa e alle sue doti di fitorimediazione.
Proprio grazie ai suoi numerosissimi utilizzi e alle sue preziose capacità, la canapa è considerata una risorsa estremamente redditizia. Secondo recenti analisi, il suo valore dovrebbe triplicare nei prossimi anni, passando dai 4,71 miliardi di dollari nel 2019 ai 15,26 miliardi di dollari del 2027.
Alla rendita derivata dalla coltivazione e dagli usi industriali si aggiungerebbe quella legata ai carbon credits o crediti di carbonio, in italiano, ossia i certificati rilasciati dalle autorità di regolamentazione alle aziende che, acquistandoli come veri e propri titoli di scambio, ottengono così l’autorizzazione per generare un quantitativo prestabilito (espresso in tonnellate) di emissioni di CO2. Ne abbiamo parlato in maniera approfondita anche nell’articolo dedicato ai carbon credits per i coltivatori di canapa.
Martina Sgorlon