Quando si parla di comunicare la canapa sulle piattaforme social bisogna partire da un presupposto: i brand sono tenuti a rispettare degli standard di comunicazione più stringenti rispetto a quelli degli utenti normali.
Ma perché questi limiti quando su vuole comunicare la canapa sui social?
Gli standard aiutano a proteggere i consumatori da frodi e inganni: non sono permesse dichiarazioni false o fuorvianti, non può essere promosso consumo senza limiti ed è meglio evitare di rappresentare pratiche di consumo quando si parla di articoli legati a salute e terapia. Niente cartoni animati, animali danzanti o immagini per bambini ritraenti articoli come alcool, fumo e gioco d’azzardo, in fine non è tollerato alcun gioco competitivo legato al consumo.
Questi consigli vengono rispettati dai brand per due motivi, in primis perché i social oscurerebbero i contenuti che violano le regole, quindi spreco di tempo e sforzi per realizzare le creatività, inoltre il modo in cui un brand si rappresenta descrive l’identità del brand ai consumatori.
Per essere presi seriamente ed essere credibili, occorre dosare l’ironia e la creatività in modo tale che non risulti eccessiva, offensiva o goffa. Eppure esplorando il web ci si può imbattere in molti brand che non prendono a cuore le linee guida su come rappresentare la cannabis
E se vengono bannati? Aggiungeranno semplicemente un trattino al loro nome profilo e ricominceranno. Stanno pensando ai loro affari, ma non alla salute del marchio. Questo è un grosso errore.
I ban ripetuti compromettono la possibilità del tuo marchio di utilizzare i canali social media.
Se anche trovassi un modo per migrare i contenuti della tua pagina verresti nuovamente bannato, se continuassi ad aspettare lo scadere del ban per ricominciare in maniera più sana e seria, i tuoi contenuti raggiungerebbero meno della metà dell’utenza potenziale.
Non conviene davvero, nonostante qualunque vantaggio a breve termine possa essere ottenuto aggirando le regole, a lungo termine si perde. A diversi ban segue il permaban, ovvero un blocco definitivo del canale. Ciò significa perdere tutti i follower e il coinvolgimento accumulati.
Le condivisioni precedenti del link del profilo non funzioneranno più. Quando le piattaforme social decideranno (come Twitter) di consentire la pubblicità della cannabis, chi ha trasgredito inizierà dall’ultimo posto.
Abbiamo identificato i tre must-have per i brand operanti nel mercato della cannabis che dovrebbero considerare:
ci sono delle attività particolarmente utili che i brand che mirano a distinguersi e a collaborare alla creazione di un mercato della canapa sano e corretto potrebbero mettere in pratica:
Ed ecco anche alcune pratiche da evitare quando si vuol comunicare la canapa:
Osservando i migliori marchi oltre oceano, abbiamo distillato anche delle buone pratiche nel tone of voice (lo stile di comunicazione) da adottare per creare engagement e costruire un rapporto forte con i propri utenti:
Rispondere ai commenti e alle domande fornendo informazioni aggiuntive rispetto a un argomento legato al prodotto o servizio crea credibilità.
Quando qualcuno fornisce un’opinione o esprime un’idea sotto un post è buona pratica chiedere educatamente la fonte dell’ispirazione o di argomentare ulteriormente in caso di commenti troppo sintetici, così da invogliare chi frequenta il canale social a tornarci forte della consapevolezza di trovare fonti interessanti provenienti da propri pari. Verrò valorizzato anche il tempo che le persone ti avranno dedicato.
Chiedere opinioni, fare domande, lanciare sondaggi.
Vedere qualcuno infrangere le regole non legittima ad infrangere le stesse regole.
La creazione di contenuti per startup e piccole imprese non dev’ essere per forza travolgente, meglio Iniziare con obiettivi misurabili e scriteriati, che giustifichino il senso della loro esistenza, il tempo e il budget a essi dedicati, così si diventa efficaci, evitando la cannibalizzazione tra post pubblicati con troppa frequenza, senza dimenticare anche l’importanza dell’ analisi, dedicando del tempo per valutare regolarmente e ottimizzare i risultati ottenuti.
I migliori spunti e idee nascono dai dati, quindi occhio a non sottovalutare l’attività di analisi.
Potrebbe essere necessario uno sforzo maggiore per andare oltre gli approcci più popolari, ma così facendo è possibile scoprire che man mano sarà possibile diventare più veloci, efficienti, spendendo meno budget, internalizzando processi che altrimenti verrebbero affidate a società di comunicazione non specializzate nel settore canapa.
Il settore della canapa è in crescita e per quanto limitata ad policy fumose e diverse è ricco di opportunità quando si parla di comunicazione on line.
I brand che operano in questo mercato possono offrire ben più dei semplici prodotti. C’è davvero tanto da costruire e cercare di scimmiottare aziende multinazionali che investono grandi capitali in contenuti travolgenti e impressionanti, se per certi versi può aiutare a creare impatto e passaparola, dall’altro può essere controproducente quando si opera in una cultura di riferimento non ancora pronta ad accogliere la canapa.
Per questo motivo è consigliabile mettere al centro i bisogni, i valori, le opportunità che i prodotti i servizi offerti possono davvero mettere a disposizione di chi frequenta le pagine social di un brand.
Si tratta di canali in cui nonostante l’impossibilità di fare advertising a pagamento (per ora) si può fare davvero tanto con un po’ di creatività e di buon senso.
Giuseppe Fiorenza