“Il cambiamento climatico e il suo impatto sulla vita quotidiana di miliardi di persone richiedono azioni innovative. Una potenziale componente di tali iniziative potrebbe essere quella di sostenere e promuovere un settore della canapa industriale, per uno sfruttamento e una valorizzazione basati su un approccio “whole plant” che utilizza tutte le parti della pianta”.
La Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD), agenzia che fa parte dell’ONU, torna a parlare di canapa industriale dopo il rapporto speciale pubblicato alla fine del 2022 in cui sottolineava la necessità di approcci agricoli e industriali che utilizzino tutta la pianta.
Lo fa con una nuova pubblicazione, intitolata “Industrial Hemp: an old crop in a modern era” in cui viene fatto il punto della situazione.
“Tale sfruttamento”, scrivono gli esperti, “potrebbe essere realizzato nella maggior parte delle regioni del mondo e l’approccio della pianta intera contribuirebbe a promuovere la creazione di varie filiere produttive”.
“Come discusso in questo policy brief, le catene di valore della canapa industriale hanno il potenziale per essere carbon negative ed ecologicamente sostenibili e possono quindi integrare efficacemente le strategie per lo sviluppo sostenibile e la transizione verso l’energia pulita. Le esperienze pratiche in tutto il mondo evidenziano la necessità per i governi di stabilire un quadro normativo e istituzionale a sostegno dello sfruttamento di tutte le parti della pianta di canapa industriale”.
Secondo l’UNCTAD:”A questo proposito, è di fondamentale importanza la classificazione della canapa industriale come un prodotto agricolo soggetto alla supervisione normativa di un dipartimento agricolo, come in molti Paesi membri dell’Unione Europea, piuttosto che come una sostanza controllata, come in Malawi e nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord”.
Secondo dati dell’agenzia Onu a livello mondiale, sul totale della superficie dedicata alla coltivazione di colture primarie, quella dedicata alla canapa industriale è pari allo 0,01-0,02 per cento, rispetto, ad esempio, al 2,5 per cento della coltivazione del cotone.
Secondo i dati del database statistico dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, circa 40 Paesi hanno un certo livello di produzione di canapa industriale. Storicamente, la produzione di canapa industriale e il commercio internazionale sono stati dominati dalla Cina e dai Paesi europei, come la Francia e il Regno dei Paesi Bassi. Tuttavia, il Canada e gli Stati Uniti stanno diventando grandi produttori, con una crescente influenza sui mercati internazionali.
A causa del ristretto insieme di prodotti di canapa industriale inclusi nelle statistiche del commercio internazionale, i flussi commerciali registrati non riflettono appieno le reali dimensioni del mercato globale della canapa industriale; il commercio riportato nei set di dati internazionali ammonta a meno di 50 milioni di dollari all’anno, ma le informazioni provenienti da schemi tariffari nazionali e regionali con una copertura di prodotti più ampia suggeriscono che una cifra più rappresentativa sarebbe almeno 6-7 volte superiore.
Redazione di Canapaindustriale.it