L’ennesima potenzialità della canapa per riparare ai danni di un’industria scellerata che mette il profitto davanti alla sostenibilità ambientale: da uno studio tutto italiano emerge la possibilità di utilizzare il canapulo, la parte legnosa dello stelo di canapa, per bonificare con percentuali vicine al 100% il cromo esavalente, uno dei più pericolosi contaminanti ambientali che è tossico e cancerogeno per l’uomo.
Lo studio è stato condotto grazie ad un accordo di collaborazione di ricerca e sviluppo tra il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa e il Consorzio per la tutela e valorizzazione della canapa sativa di tradizione italiana (Con.CanapaTu.Val.I.), partecipato dalle aziende Canapafibra e Argeco, ma per raccontare questa storia è necessario fare un passo indietro.
Era il novembre del 2022 quando le forze dell’ordine in Toscana portarono a compimento la cosiddetta inchiesta Keu, con la notifica di 26 avvisi inviati dalla Procura di Firenze, con la Direzione distrettuale antimafia che ha chiesto il processo per 24 persone tra imprenditori, politici e dirigenti pubblici. Una brutta storia italiana che ha visto l’utilizzo del Keu, le ceneri di risulta altamente inquinanti prodotte dalla combustione dei fanghi delle concerie del distretto conciario di Santa Croce sull’Arno – che è tra i più grandi d’Europa – in attività edilizie e come sottofondi stradali in diverse opere in Toscana.
Il Keu, infatti, diventa tossico e cancerogeno per l’uomo in condizioni normali come la presenza di ossigeno e pioggia. Questo accade perché contiene cromo trivalente che si trasforma in cromo esavalente in presenza di questi elementi. E le analisi effettuate avevano confermato concentrazioni di cromo tra 50 e 70 volte superiori ai limiti di legge nei siti contaminati. E quindi, secondo la procura, le ceneri del Keu sarebbero state smaltite illecitamente.
“Microcosmo (la simulazione in laboratorio, ndr) ed esperimenti sul campo indicano che la riduzione e l’assorbimento di cromo nelle acque sotterranee sono fortemente promossi dall’uso della canapa (Cannabis sativa L.), che rappresenta un candidato molto promettente per mitigare la contaminazione”, scrivono i ricercatori che si sono occupati delle sperimetazioni.
Una strada che 10 anni fa era stata tracciata da una sperimentazione che aveva coinvolto 3 società cinesi, e che aveva già dato risultati positivi, confluendo in una pubblicazione scientifica.
“L’idea di utilizzare la canapa ed in particolare il canapulo per la bonifica dei suoli contaminati da cromo esavalente rilasciato dal Keu, è nata da un confronto diretto tra il sottoscritto, mio fratello ing. Giuseppe Vitiello, il prof. Riccardo Petrini del Dipartimento Scienze della Terra dell’Università di Pisa e la prof.ssa Elisabetta Orlandini del Dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa”, sottolinea Domenico Vitiello, agronomo e vicepresidente del Consorzio.
“Questi ultimi hanno effettuato i test sia presso il laboratorio dell’Università di Pisa che direttamente in campo contaminato per accertare le attività depurative del canapulo e di cui si è in definitiva constatata un’alta capacità riducente (quasi del 100%) del canapulo nei confronti del cromo esavalente (solubile) in cromo trivalente (insolubile) sottraendolo quindi all’attività di contaminazione delle acque del sottosuolo”.
Per capire meglio come si sia svolta la sperimentazione e quali potrebbero essere i risvolti futuri, ne abbiamo parlato direttamente con il professor Riccardo Petrini del Dipartimento Scienze della Terra dell’Università di Pisa.
Avete condotto degli studi sia in laboratorio che in campo? Può raccontarceli?
Sì, sono stati condotti studi di rimozione del cromo esavalente utilizzando il canapulo in varie forme (otre a semi di canapa); gli esperimenti di laboratorio hanno dimostrato che il canapulo ha una elevata efficacia di rimozione del cromo esavalente dall’acqua, trasformandolo nella forma trivalente non tossica e trattenendola. Gli esperimenti in siti naturali hanno confermato questa efficacia, anche se si tratta di dati preliminari e andrebbero inseriti in una specifica sperimentazione di bonifica di acque contaminate. Il cromo, una volta trasformato da esavalente a trivalente, difficilmente potrebbe nuovamente ossidarsi in ambienti naturali anche nel mmento in cui il canapulo che lo trattiene dovesse degradarsi.
Quali sono stati i risultati?
I risultati sono stati appunto incoraggianti, anche estendendo le applicazioni ad acque naturali contenenti cromo esavalente e di composizione chimica complessa.
È vero che il canapulo “bonifica” il cromo esavalente presente nell’acqua con percentuali vicine al 100%?
In alcune condizioni l’efficacia si è dimostrata effettivamente elevata e con processi che avvengono rapidamente, mantenendo una stabilità dei risultati nel tempo
È una tecnica che funziona solo per l’acqua o potrebbe funzionare anche nei terreni?
Questo aspetto è da investigare. Nel caso di suoli naturali o riporti contaminati da cromo esavalente, molto mobile attraverso l’acqua di infiltrazione, l’uso del canapulo potrebbe impedire la dispersione della contaminazione alle acque stesse del suolo e alle acque sotterranee
State continuando la sperimentazione?
Sì, la sperimentazione continua anche attraverso una tesi di laurea magistrale in corso
Pubblicherete uno studio a riguardo?
Alcuni risultati preliminari sono stati presentati a congressi, ed i dati ottenuti sono inseriti in due tesi di laurea completate e mantenute al momento non accessibili nella loro interezza, proprio per la prospettiva di pubblicazione. Un aspetto importante da sviluppare è capire il processo alla base delle osservazioni, e per questo sono necessarie competenze multidisciplinari ed un gruppo di studio dedicato, che dovremo impostare.
Intanto in seguito a questi studi è stata depositata dai fratelli Vitiello con le rispettive società Canapafibra e Argeco srl , una domanda di brevetto per questo processo dal titolo “Metodo per rimuovere cromo esavalente da acque e terreni contaminati”.
Mario Catania