L’immagine del seme, che piano piano si schiude e affonda le sue deboli radici per crescere, è perfetta per raccontare il mercato della canapa industriale in Italia. Dopo uno stop durato più di 60 anni, la canapa è tornata a popolare le nostre campagne per produrre in modo sostenibile, aiutando l’ambiente e contribuendo a creare una nuova idea di economia e, perché no, di futuro. E un altro passo avanti, avendo come riferimento la canapicoltura tradizionale italiana che ci aveva reso famosi nel mondo, è stato fatto da Ikaros Power, società di Pietro Paolo Crocetta specializzata in promozione, sviluppo e progettazione di impianti ad energia rinnovabile, che ha finanziato il CRA (Centro di Ricerca per l’Agricoltura) affinché fosse recuperata una varietà storica di canapa, l’Eletta Campana, che fino agli anni ’30 del Novecento rappresentava circa il 20% di tutta la nostra produzione nazionale con oltre 20mila ettari coltivati. In un secondo momento dall’unione di Ikaros Power e Ges (Green Energy solution) di Michele Giacalone, che opera nello stesso settore, è nata Società Agricola Eletta, con l’obiettivo di favorire la disponibilità, per gli agricoltori pugliesi e di tutto il meridione, di sementa che sia idonea alle caratteristiche pedoclimatiche del sud Italia a partire dal 2015.
Abbiamo contattato Pietro Paolo Crocetta per saperne di più:
Come mai si è avvicinato a questo settore?
In realtà io lavoro nel settore delle energie rinnovabili già dal 1997. E’ una cosa in cui ho sempre creduto, ben prima del nostro Paese che ha pubblicato il primo decreto a favore di questo tipo di imprese solo nel 2006. Ci siamo occupati di vari progetti, come la coltura e l’utilizzo di alghe monocellulari, sfiorando più volte il discorso canapa. Negli anni passati alcuni studi avevano rivelato come potesse essere adatta per ricavare gas di sintesi in grado di azionare motori ad energia “verde”, ma ai tempi era molto complesso ricavare ed utilizzare la biomassa di canapa. Ci avevano provato anni fa in Emilia Romagna, ma è stato un flop.
Perché?
Credo che il motivo vero è che tutti si concentrino sul concetto di filiera, o di azienda integrata in un processo di produzione, ma nessuno si è mai focalizzato su quale varietà possa essere migliore dal punto di vista di produttivo, in modo che siano valorizzate le singole coltivazioni e un agricoltore sia dunque incentivato a coltivare.
E’ per questo motivo che vi siete dedicati al recupero di questa varietà?
Sì esattamente. Ora siamo alle fasi finali di registrazione presso il Mipaaf (Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali). Nel giro di due anni grazie al lavoro del CRA di Rovigo con il primo ricercatore Giampaolo Grassi e quello di Bologna dove ci ha seguito il dottor Marcello Donatelli, siamo riusciti a duplicare i semi arrivando al nucleo. Abbiamo lavorato per ottenere il diritto di riproduzione e dal 2015 insieme alla Carmagnola di Assocanapa e alla Fibranova dell’omonimo gruppo, sarà disponibile anche la nostra Eletta Campana.
Avete ricevuto fondi statali o europei?
No: sono orgoglioso perché siamo stati una delle poche aziende italiane ad investire parecchi soldi per la ricerca scientifica, senza aver accesso a fondi o incentivi. Noi ci siamo occupati della parte imprenditoriale e dobbiamo ringraziare anche CanaPuglia per l’opera di divulgazione che li sta vedendo protagonisti come associazione. Gli investimenti hanno riguardato da una parte coltivazioni intensive (60 ettari seminati) per vedere come si comportasse la canapa nella nostra terra e dall’altra una coltivazione sperimentale di Eletta Campana.
La domanda spontanea è: ma chi ve l’ha fatto fare?
Siamo partiti dal fatto che l’unica cosa che manca per lo sviluppo industriale della canapa in Italia è la cosiddetta “bancabilità”. Non essendoci dati e studi chiari un qualsiasi istituto di credito non si sognerebbe mai di rilasciare finanziamenti alle aziende, per quanto serie e motivate possano essere. Stiamo finanziando studi scientifici certificati da terzi, in questo caso l’ente CRA, proprio per avere dati inequivocabili per facilitare gli investimenti del settore.
E come è andata la coltivazione di Eletta Campana?
Abbiamo parecchi ettari per coltivazioni sperimentali e ai fini della riproduzione del seme, tra Lecce, Bari e Foggia, facendo seguire gli sviluppi al direttore del CRA di Bari, il dottor Marcello Mastrorilli. E’ una coltivazione che ci servirà per la riproduzione del seme – avremo disponibili circa 20 tonnellate di semi certificati da semina tra il 2015 e il 2016 – ma anche per valutare lo sviluppo dell’Eletta Campana in climi caldo-aridi. Il tutto nasce dal fatto che l’Istituto sperimentale per le colture industriali di Osimo, in provincia di Ancona, aveva realizzato un confronto di alcune varietà concludendo che le cultivar francesi si adattano male al clima di queste Regioni. Per ora i ricercatori sono sbalorditi di come l’Eletta si stia sviluppando senza irrigazione e senza concimi.
Altre novità?
Saremo presenti all’IndicaSativa Trade dal 20 al 22 giugno con uno stand di “filiera”. Ci saremo noi con i risultati degli studi scientifici e come produttore di sementa, Valerio Zucchini con le macchine che sta sviluppando e altre che svilupperemo insieme, Pedone Working, che ha progettato il centro abitativo in calce e canapa più grande d’Europa che sta sorgendo a Bisceglie, Equilibrium, azienda che si dedica alla canapa a 360 gradi con un focus sulla bioedilizia in calce e canapa e Delizie di Canapa per i prodotti alimentari derivati dalla farina e dall’olio che si ottengono dai semi.
Mario Catania