Pubblichiamo qui di seguito il vademecum di Toscanapa con le linee guida sui vari processi che cambiano a seconda di ciò che si vuole raccogliere: seme, fibra, infiorescenze, foglie o canapulo.
Cosa vogliamo raccogliere? Seme, fibra, canapulo, inflorescenze o foglie?
Ogni anno è sempre uguale e sempre diverso per l’agricoltore, “contadino” si diceva un tempo; il tempo della raccolta fa la differenza. Fino a non molti anni fa era la differenza tra sopravvivere e fare la fame, oggi, in modo diverso, tra la continuazione dell’attività e l’abbandono delle campagne.
Con la canapa i contadini hanno qualche ansietà in più, perché si è persa la memoria della coltura e non ci sono più i vecchi a suggerire quando è il tempo giusto per raccogliere, come trattare il raccolto perché non vada a male, come rimediare ad un annata poco generosa o particolarmente difficile con qualche stratagemma. Insomma bisogna ricominciare a fare esperienza diretta sul campo e comunicare con gli altri canapicoltori per dare e ricevere notizie e suggerimenti.
Quest’anno 2014 è stato, per molti versi, un anno particolare e non solo per chi si accingeva per la prima volta a coltivare la canapa; le precipitazioni, anche di grande intensità localmente, hanno fatto registrare dei livelli che non si vedevano da decenni, ritardando in molti casi le lavorazioni dei suoli, specie quelli di natura argillosa, e quindi le semine primaverili, danneggiando qualche campo già germinato e/o creando ristagni idrici, che non sono affatto graditi alla canapa.
In questo clima le erbe infestanti si sono spesso manifestate con vigore e non sempre la canapa è riuscita a dominarle e vincere la loro competizione. Guardando le colture in atto tutti si saranno accorti che la canapa, di qualsiasi varietà si parli, non ha dei tratti uniformi, come si riscontrano, ad esempio, in un campo di grano o di mais; ci sono sempre parti di uno stesso campo che sono più o meno sviluppate in altezza, ci sono piante o gruppi di piante che hanno una colorazione verde più intensa e maggior quantità di foglie, ci sono comunque anche nelle varietà monoiche piante maschio ed il loro numero varia in maniera consistente. Questo è dovuto principalmente a due fattori:
Verrà il tempo, quando la canapa sarà una coltura diffusa, in cui potremo disporre di varietà vere e proprie, selezionate per dare il miglior risultato in un dato ambiente e per uno scopo produttivo preciso; varietà diverse per ogni latitudine, per seme o per fibra o per contenuti di olii essenziali, ecc..
Troppo tempo è stato perso per selezionare varietà che “rispettino” i limiti di Thc imposti dalla UE (0,2%), o meglio dai produttori di sementi francesi, che vogliono in tal modo rafforzare una sorta di egemonia, senza alcun riscontro nella realtà storica della coltura della canapa. Poco importa infatti se il Thc sarà 0,2 o 0,5 o 0,8 % se poi il raccolto serve a fare tessuti, carta, bio plastiche o isolamenti nelle costruzioni. Poco importa anche nel caso si commercializzi il seme, o l’olio, perché anch’esso e’ privo di Thc.
Resta i fatto che i ricercatori hanno impiegato anni di lavoro per costituire la varietà con il picciolo della foglia di color rosso (red petiole) con lo scopo di “marcare” le colture industriali, ad uso e consumo delle forze dell’ordine, mentre la selezione per gli usi industriali specifici e’ rimasta indietro. Ma tant’è, questa è la situazione con la quale stiamo facendo i conti. Detto questo adesso si tratta di portare a compimento la fase di raccolta del seme e delle paglie nei campi che sono stati seminati in primavera. Quelle che seguono sono alcune note ed avvertenze che dovranno essere necessariamente integrate dall’esperienza tecnica degli operatori agricoli e dalle osservazioni di particolari condizioni specifiche di ogni coltura.
Invitiamo tutti i nostri soci coltivatori ed anche gli altri che non sono soci Toscanapa a rendere pubblici i risultati delle loro coltivazioni, anche se sono scarsi, problematici o peculiari, per costruire insieme quel patrimonio di conoscenze di cui parlavo dianzi.
Cosa vogliamo raccogliere?
La canapa è sempre stata coltivata per utilizzarne la fibra, ma oggi possiamo indirizzare la produzione agroindustriale anche verso altri utilizzi e questo ha un effetto sulle tecniche di raccolta e di trasformazione del prodotto agricolo. Distingueremo dunque la raccolta della canapa in funzione del prodotto principale che vorremo ottenere, o in base alle richieste specifiche del trasformatore.
Le paglie
Qualsiasi tipo di raccolta abbiamo scelto per la nostra coltura di canapa, ci troveremo a raccogliere una quantità maggiore o minore di steli , (da 4 a 10 tonnellate), più o meno lunghi – da 30 a 200 cm. – e di diametro variabile – da 10 a 200 mm. –
Anche l’aspetto delle paglie, il colore, verde o marrone chiaro, sarà diverso, in conseguenza della permanenza in campo dopo il taglio, e quindi diverso sarà il grado di macerazione. Ancora, bisogna che le paglie pressate siano stoccate convenientemente in attesa del momento, in cui verranno conferite ad un trasformatore o lavorate sul posto. Questo vuol dire impilare adeguatamente le presse e proteggerle dalla pioggia.
Queste variabili determinano la qualità delle paglie e quindi il loro valore commerciale; in genere, per quasi tutte le applicazioni si considera che un prodotto di buona qualità deve essere costituito da steli di diametro medio pari a 10 mm., di lunghezza non superiore a 50cm. (salvo i casi particolari in ci si vuole ottenere fibra lunga) , di colore giallo paglierino, senza macchie scure, con umidità non superiore al 12-15%.
Conclusioni
Dalla buona riuscita delle operazioni di raccolta e di stoccaggio del prodotto agricolo dipende in gran parte il raggiungimento di buoni standard di qualità e, di conseguenza una remunerazione del raccolto soddisfacente.
Toscanapa è impegnata a veicolare le informazioni più importanti e dettagliate possibile, per mettere in grado i propri soci e quanti si riferiscono alla nostra associazione di produrre canapa ai massimi livelli. Non esiste altra strada per creare un mercato stabile e solido per i prodotti a base canapa, che possa sopportare bene la concorrenza globale.
Abbiamo sentito ripetere in ogni occasione, ed in tutte le salse che la canapa italiana era la migliore del mondo, ma sappiamo che non basta seminare sul suolo italico per fare un prodotto di eccellenza, bisogna porre estrema attenzione a tutte le operazioni produttive, dal seme al telaio, alla casa finita, ecc., per mettere a frutto l’esperienza artigiana che ha sempre contraddistinto i prodotti Made in Italy.
Siamo dunque al fianco di coloro che vogliono condividere la propria esperienza e farne patrimonio comune, “fare rete” si dice oggi, indicando le problematiche emerse e le soluzioni che ciascuno ha escogitato nella propria realtà.
Cesare Tofani – presidente Toscanapa
Fonte: Toscanapa.com