Abbiamo la tradizione e le conoscenze, abbiamo la terra e abbiamo il sole: ci mancano i canapicoltori. Ecco l’idea che sta alla base del primo corso creato ad hoc nel nostro paese per dare tutti gli strumenti teorici e pratici a chi fosse interessato a riavvicinarsi alla terra, coltivando canapa.
Il progetto nasce dalla sinergia tra A.B.A.P., ente di alta formazione, C.R.A. , centro ricerche e sperimentazione in agricoltura e l’associazione culturale CanaPuglia, per “offrire a chiunque la possibilità di apprendere preziose nozioni in merito alla coltivazione della canapa in Puglia e Italia”. La prima giornata di scuola si svolgerà il prossimo 7 marzo (costo 100 euro) presso la sede barese dell’A.B.A.P. in via Via Giulio Petroni 15/f, e si affronteranno diverse tematiche: dalla filiera alle normative, passando per le tecniche agronomiche e le best practice.
Chi volesse maggiori informazioni può trovarle QUI, consultando la brochure con tutte le specifiche. La durata del corso è di 8 ore ed è inizialmente previsto per un massimo di 20 partecipanti. Tra i relatori e tecnici che terranno le lezioni ci sono Laura D’Andrea, Pasquale Campi e Domenico Palumbo, ricercatori presso il C.R.A. nell’Unità di ricerca per i sistemi colturali degli ambienti caldo-aridi di Bari, Marcello Scarcella, agronomo presso il C.R.A., Marcello Mastrorilli, che è il direttore Unità di ricerca per i sistemi colturali degli ambienti caldo-aridi del C.R.A. di Bari e il presidente di CanaPuglia Claudio Natile. Il tutor, che abbiamo intervistato per capirne un po’ di più, è l’ingegnere ambientale Marcello Colao dell’A.B.A.P.
Come e perché nasce il corso?
Il corso nasce innanzitutto per riportare le persone nei campi a coltivare, per ritornare alla terra. E’ una possibilità di riappropriarsi della propria identità, della quale fa parte la tradizione della canapicoltura, e di riprendersi la propria ricchezza. Come ricchezza intendo il valore che la canapa può dare come vettore didattico per divulgare la cultura del territorio e dell’ambiente, con l’obiettivo di ridurre il nostro impatto sul pianeta. La pianta non appartiene a nessuno ma può essere una risorsa soprattutto se pensiamo ai terreni abbandonati o a quelli improduttivi del demanio pubblico. Per questo ai ragazzi dico innanzitutto di informarsi e di organizzarsi per valorizzare il territorio e le persone, e di non pensare subito al business, di non fissarsi subito sul guadagno. E’ ora di ridare dignità a questa pianta con onestà e trasparenza in un percorso di rinnovamento vero, concreto, che parta dal basso.
In che modo?
Credo che ci voglia l’impegno di tutti e la comprensione che siamo in una fase in fieri. Se non chiudiamo il cerchio è inutile stare qui a pensare al guadagno. La mia idea è quella di una filiera corta con micro impianti poco impattanti dal punto di vista ambientale. Il trasporto delle paglie o la produzione di energia da biomassa secondo me non ha senso se si va oltre distanze di 50/60 chilometri.
Tornando alla scuola, puoi dirci qualcosa di più?
Abbiamo avuto moltissime richieste e quindi pensiamo di ampliare il numero dei posti da 20 a 30. Cercheremo di spiegare tutto il procedimento di coltivazione e il funzionamento delle filiere produttive, passando per la normativa: la canapa è una risorsa rinnovabile dalla quale si ottiene materia prima in circa 180 giorni. Abbiamo deciso di farla in collaborazione con il C.R.A. per darle valenza scientifica e saranno presenti agronomi e ricercatori che si sono dedicati al recupero dell’Eletta Campana. Secondo noi, anche se per ora non c’è la disponibilità di seme, in futuro bisognerà coltivare varietà italiane. Dobbiamo puntare sul valore aggiunto del made in Italy anche in questo campo, considerando il canapicolture come il viticoltore, con il valore aggiunto che ne deriva.
Mario Catania