La pubblica denuncia di Pikkanapa ha fatto scuola ed ora arriva una petizione tramite change.org per chiedere a Facebook di modificare le limitazioni riguardanti le inserzioni a pagamento su qualsiasi tema legato al mondo canapa industriale.
Il caso è stato portato alla luce da Pikkanapa, il Festival e mostra mercato del peperoncino e della canapa che si svolge a Jesi nel mese di settembre e che di recente ha deciso di aprire un negozio per il periodo natalizio dove sono in vendita prodotti a base di canapa, peperoncino ed altri provenienti dalle zone terremotate. “Abbiamo fatto un’inserzione per pubblicizzare la nostra attività”, spiegano gli organizzatori, “e per 3 o 4 giorni è rimasta online”, poi è stata tolta scambiando la canapa per una sostanza illegale”.
Quando la notizia ha iniziato a circolare, anche altre aziende che si occupano di canapa hanno portato testimonianze di casi simili con inserzioni e pubblicità rifiutate dal social network, mentre ci sono numerosi di casi di aziende che non hanno avuto alcun problema.
E’ così a tornare sull’a questione è stato Lucio Boschi, cofondatore dell’azienda Antico Seme, che per cercare di risolvere il problema ha lanciato la petizione online alla quale hanno già aderito circa 200 persone.
“Purtroppo, Facebook non fa differenza tra gli usi della Canapa ma bolla il termine come “sostanza stupefacente“ e, di conseguenza, blocca tutti i tentativi di inserzione volti a promuovere la propria attività e il proprio lavoro.
Facebook non può limitare il settore Canapa: un settore che sta avanzando con decisione in un’Italia che sta finalmente riscoprendo questa coltivazione e suoi preziosi derivati”, si può leggere nella petizione che sottolinea come “secondo questa limitazione altamente discriminante, le aziende che vendono questi prodotti, le fiere che ne aumentano l’awareness e tutti gli stakeholder di questo settore sarebbero dei fuorilegge… Assurdo vero?”
“Fortunatamente esistono strumenti come change.org che hanno la forza di dare valore e risonanza a tutto ciò che non ha senso e che ci limita senza una motivazione oggettivamente giusta”.
“Facciamoci sentire, facciamoci vedere, protestiamo civilmente e otterremo ciò che vogliamo: Canapa Libera“, conclude Lucio Boschi.
Per firmare la petizione clicca QUI.
Redazione canapaindustriale.it