Quanto si guadagna a coltivare canapa? Conviene? Ma che varietà è meglio utilizzare? Ci sono degli incentivi? Sono le domande che ci vengono rivolte più spesso da voi che vi leggete. Noi, oltre a sottolineare la valenza ambientale e sociale che una nuova filiera moderna della canapa possa creare, abbiamo scelto di dare la parola agli agricoltori che già coltivano e/o trasformano questa pianta in ambito alimentare, per farci raccontare direttamente da chi si sporca le mani e fatica in mezzo ai campi, quale sia la reale situazione. Questo ciclo di interviste inizia quindi con il racconto di Davide Petrollino dell’azienda Vitelium di Provvidenti, piccolo paesino del Molise in provincia di Campobasso.
Di cosa si occupa la tua azienda?
La mia azienda Vitelium è dedita prevalentemente alla trasformazione di semi oleosi, principalmente di canapa, in olio e farina ma produco anche oli d’oliva ad alta valenza nutraceutica. Nasce nell’ottobre del 2014 dal mio desiderio di applicare sul campo le conoscenze acquisite nell’ambito delle biotecnolgie agro-industriali. L’azienda è situata a Provvidenti, il comune più piccolo del Molise e forse d’Italia.
Quanti ettari avete coltivato nel 2016? Quanti pensate di coltivarne nel 2017?
Tra le mie peculiarità vi è il fatto che procuro direttamente il seme da semina a una serie di aziende sul territorio Italiano. Ho una discreta rete principalmente in centro Italia ( Marche,Lazio, Abruzzo e Molise) ma anche in Umbria, Campania e Puglia e da quest’anno anche in Lombardia. In totale nel 2016 ho fornito seme per ca 60 ettari e al momento attuale in riferimento alla semina 2017 siamo a circa 100 di cui però quasi la metà sono in conduzione assolutamente indipendente.
Che varietà di canapa utilizzate?
Come avevo avuto occasione di raccontare in passato, io promuovo sopratutto varietà idonee alla produzione di seme tra tutte la UZO31 precocissima ma quest’anno proveremo anche Zenit e Jubileum. Su richiesta comunque riesco a procurare virtualmente tutte le principali cultivar come la Futura, Fedora, Felina la Santhica e finanche la Finola (che però sconsiglio). Pongo sempre molta attenzione alle caratteristiche aziendali e al prodotto o i prodotti che si vogliono fare. Per il seme al momento consiglio la UZO vedremo se altre varietà daranno performance paragonabili o migliori ma ci vorrà qualche anno prima di poterlo dire. Molti richiedono la Futura che è sicuramente una varietà interessante ma può creare problemi in raccolta (per il seme) e generalmente è scarsina in granella. Risulta però interessante per la bacchetta e per i fiori.
Hai mai chiesto o ottenuto incentivi per la coltivazione di canapa?
Non ho ricevuto incentivi diretti per la canapa ma ho da poco ricevuto un finanziamento (non legato all’agricoltura) della regione Molise che mi consentirà di potenziare il mio piccolo impianto di trasformazione. Così ad esempio potrò aggiungere due piccoli mulini a pietra e alcuni accorgimenti che mi consentiranno di migliorare la qualità del mio olio.
A fronte delle spese sostenute per le coltivazioni, quanto guadagni in media a coltivare canapa? Effettui produzioni in proprio? Effettui lavorazioni per conto terzi?
Sui conti si può veramente giocare la cabala! Esistono stregoni che vanno in giro ed in televisione a dichiarare oltre 3mila euro di guadagno ad ettaro! Per carità forse io riesco a farne anche di più ma trasformo direttamente e commercializzo direttamente sopratutto in Germania. Per l’agricoltore bisogna guardare molto attentamente le spese che cambiano in funzione della zona, della dimensione aziendale e degli ettari che si coltivano, della modalità di coltivazione (sodo, irriguo, biologico, ecc.) e sopratutto dalla disponibilità o meno di mezzi propri. Io in genere riconosco massimo 2/2,5 euro al chilogrammo ma solo chi consegna seme di altissima qualità, cosa che onestamente non si verifica quasi mai; siamo sempre sotto 1,5 euro al chilo, vuoi per impurità, per seme vuoto o mal stoccato. Le rese massime in termini di seme da vagliare, ma stabilizzato, sono state di 10 quintali per ettaro. Ma questo è un risultato che raggiunge solo chi ha ormai una certa esperienza con Uzo. Chiaro che con queste rese il gioco regge il confronto con altre coltivazioni. Purtroppo spesso registro rese intorno ai 3/4 quintali, il più delle volte perchè si raccoglie troppo tardi e le intemperie fanno cadere seme maturo o qualche volta per troppa foga del conducente della trebbia (bisogna andar piano); cosa ben peggiore quando poi il seme risulta vuoto o completamente ammuffito.
Conferisci il prodotto della tua coltivazione ad un ente che effettua la lavorazione del prodotto?
Come detto sono io che spesso ritiro il seme per poi trasformare e commercializzare. Tuttavia è interessante notare come sono sempre di più le aziende che mi richiedono conto lavorazione, esattamente come si fa con le olive che vanno poi lavorate in frantoio. Spesso però arriva seme di cattiva qualità e così nascono incomprensioni. Io dico sempre che esattamente come con le olive se non si parte da un prodotto sano e di qualità non si possono fare i miracoli. Poi bisogna confrontarsi anche con prodotti contraffatti o di cattiva qualità e così ti senti dire (in Italia) che il tuo olio è troppo verde o la farina troppo scura.
Hai mai conferito le tue paglie di canapa ad uno dei due centri di prima trasformazione presenti in Italia?
In realtà mai ma da quest’anno ho una linea diretta con la South Hemp (il centro di prima trasformazione in provincia di Taranto, ndr) e sulla base delle rese e sulla qualità delle paglie valuteremo alcuni possibili conferimenti. Intanto a breve faremo delle prove su dei balloni di Uzo provenienti dal Molise. In Europa la Uzo è utilizzata per doppia attitudine quindi bacchetta e seme: forse mettendo a punto alcune cose riusciremo anche in Italia, vedremo.
Consiglieresti ad un agricoltore di coltivare canapa a rotazione o come coltura principale dei suoi campi?
Io sconsiglio a priori la monocultura, se ho colto la domanda, quindi assolutamente in rotazione. Questo per evitare di incorrere alla lunga in problemi di ordine fitosanitario. Inoltre, benchè sia una pianta molto rustica, è impensabile poterla condurre senza apporto di nutrienti. I nostri terreni sono spesso stanchi e quindi qualcosina va aggiunto ma con cognizione di causa, senza esagerare ed in funzione del terreno e del prodotto che si vuole raccogliere. Sopratutto se la si semina dopo il grano. Dico questo perchè con i conti alla mano se non aumentiamo le rese non stiamo sul mercato. Oggi il seme francese consegnato in Italia costa 1,5/2 euro al chilogrammo ed è perfetto! Credo che il discorso sia simile sulle paglie.
Come vedi il futuro della canapa italiana?
Riprendendo quello che stavo dicendo la vedo bene, però ci sono diversi “ma”. Possiamo anche pensare di superare i famosi 3mila euro per ettaro ma questo non avverà domani e non senza investimenti tecnologici e culturali (ci vuole cultura di aggregazione ad esempio). Sento e vedo la gara di chi è arrivato prima, e questo è il primo errore: la gara, se di gara si deve parlare (a me non piace perché la competizione la vedo sull’estero e non in casa), la vince chi dura più a lungo. A durare è chi lavora bene e non chi la spara più grande. Bisogna consorziarsi a livello locale per la lavorazione e stabilizzazione del seme (ci vogliono volumi) e bisogna mettersi in rete per poter offrire prodotti in quantità ed in qualità e puntare ai mercati esteri. Inoltre si devono assolutamente abbattere i costi di produzione e aumentare le rese sia in termini di seme che di bacchetta. Io quest’anno sono riuscito ad offrire la uzo a 5,4 euro, forse il prezzo più basso in Italia (e faccio piccoli volumi); ho sentito di varietà oltre i 7 euro fino a 12. Quindi ad un certo punto, dopo l’entusiasmo iniziale, è ora di lavorare seriamente e ci tengo a ripeterlo in ogni occasione bisogna procedere scientificamente. La canapa ora è tornata in Italia vediamo però di non affossarla con retropensieri medioevali, con le solite dinamiche italiote e con atteggiamenti da guerra fredda; lavoriamo insieme per rendere, come merita, quello della canapa un settore trainante dell’economia Italiana. Auspico che si mettano da parte rancori e peccati di primogenitura ma sopratutto piccoli interessi personali nell’ottica di un vantaggio per tutto il settore. Bisogna unirsi per far valere politicamente le ragioni del comparto e interrogare il mondo scientifico per aver risposte su esigenze reali e non, come troppo spesso si fa in Italia, per rispondere ad esigenze create a tavolino.
Mario Catania