La canapa come speranza per poter costruire dal basso un nuovo modello sociale ed abitativo, coinvolgendo direttamente le popolazioni che sono state messe in ginocchio dal terremoto del 2015, che ha devastato 600mila abitazioni ed ucciso 9mila persone. La sfida lanciata dall’azienda indiana Shah Hemp Inno-ventures (SHIV) è quella di procedere alla ricostruzione con la canapa per “promuovere pratiche di costruzione ecologiche, sostenibili ed efficienti dal punto di vista energetico; gestire la catena locale di approvvigionamento dei materiali da costruzione e sostenere e migliorare la qualità della vita delle persone che ne hanno bisogno”.
Il progetto è stato lanciato ad inizio 2016 a Kathmandu e la strategia è quella di utilizzare le paglie della canapa che cresce abbondante ed in modo naturale in tutto il Nepal come materia prima per un’iniziativa ricostruzione su larga scala. Steve Allin, direttore dell’International Hemp Building Association, è a capo del progetto che ha già previsto la ricostruzione di una parte dell’ospedale della capitale e gli steli di canapa sono stati decorticati a mano, ha spiegato Dhiraj Shah, fondatore e Ceo di SHIV. “Abbiamo utilizzato la calce locale che qui viene prodotta mescolandola con polvere di mattone, quindi è stata una combinazione di materiali di qualità alta e bassa. Abbiamo anche utilizzato un legante in calce proveniente al 95% dall’India”.
Oggi è partita un’altra fase del progetto, chiamata hEmpowering bottom up. La start-up nepalese ha scelto il piccolo villaggio di Mithileshwar Nikash del distretto di Dhanusha, nel sudest del Nepal, che ospita membri della casta più bassa, i Dalits, i quali hanno sofferto molto per la discriminazione a seguito di una profonda ingiustizia sociale, come ha raccontato Nivedita Bansal Shah di SHIV. L’azienda ha iniziato una collaborazione con “National Women Development Advocacy Center (WDAC)” un’associazione no profit che è in contatto direttamente con il Social Welfare Council Nepalese. Insieme SHIV e WDAC hanno iniziato una raccolta fondi iniziale per finanziare un progetto pilota di ricostruzione.
Il progetto di costruzione di abitazioni nel villaggio del Mithileshwar Nikash è supportato anche dal dottor Simone Fagherazzi, medico italiano che si occupa di cannabis terapeutica collaborando anche con noi di Dolce Vita e si è appena unito a SHIV come partner per eseguire ricerche sulle potenzialità terapeutiche della cannabis che cresce naturalmente in Nepal (quindi non selezionata) mettendo SHIV nelle possibilità di creare una combinazione di spazi vitali salutari e sollievo dei problemi di salute della popolazione.
“Dopo aver costruito la prima casa”, ci ha raccontato il dottor Fagherazzi, “abbiamo avuto molte persone che ci hanno approcciato per richiederci di costruire anche la loro. Per questo motivo abbiamo voluto espandere, per ora, il progetto ad altre sei case (crowdfounding totale 30mila dollari) aumentandone l’impatto reale e portando, così, le costruzioni in calce canapa li dove devono arrivare.
Il progetto hEmpowering bottom up è stato presentato alla conferenza Hemp 2020 in Polonia dove HempPro e HempConsult (aziende di Dusseldorf) si sono interessate ed hanno economicamente aiutato a realizzare il primo passo verso il successo di un modello innovativo. “Il modello che stiamo cercando di costruire mira a fornire, oltre ad un tetto sotto cui dormire, anche un opportunità di acquisizione di nuove capacità lavorative. Così facendo intendiamo dare la possibilità a chi non l’ha mai avuta, di puntare ad un concreto miglioramento delle proprie condizioni di vita”, sottolinea Fagherazzi spiegando che: “Tutti i fondi e le donazioni che sono arrivate sono state devolute al 100% alle persone del villaggio. Abbiamo cercato di trasformare una materiale di rifiuto in una risorsa. I lavoratori che ci hanno aiutato hanno avuto un’opportunità concreta per imparare ciò che pochi sanno ancora fare nel loro paese. È stato davvero appagante, inoltre, avere avuto con noi Loraine e Gilbert (AKTA, Francia e Bauman’s, Belgio), due costruttori professionisti che, per una casualità (quasi divina), sono finiti a dare un contributo veramente importante (e volontario) al progetto”.
“Stiamo lavorando con il governo e le popolazioni residenti per estendere questo modello per renderlo realmente efficace per le persone che ne hanno bisogno ed in questo progetto stiamo cercando anche volontari qualificati che possono unirsi a noi condividendo le loro conoscenze e apportando utile innovazione al progetto”, conclude il dottore precisando che: “Possiamo fare di questo sforzo comune un grande movimento“.
Link alla campagna di Crowdfounding INDIEGOGO: http://bit.ly/2moMaLa