Eliminare l’attuale “corto circuito” basandosi sui pareri dell’Istituto Superiore di Sanità e del Ministero della Salute per il rilancio della canapa industriale. Lo chiede il M5S con una risoluzione presentata alle Commissioni Affari Sociali e Agricoltura di Montecitorio per consentire l’uso floreale ed erboristico delle infiorescenze da canapa industriale. Il fine sarebbe quello di avere una regolamentazione ad hoc in grado di colmare l’attuale vuoto legislativo.
La risoluzione è stata firmata da 7 deputati pentastellati, tra i quali figura anche Loredana Lupo, prima firmataria della legge sulla canapa industriale approvata a fine 2016. Nella versione iniziale della legge era infatti previsto un comma ad hoc che avrebbe regolato questo prodotto della canapa, il numero 2 dell’articolo 2, ma durante i passaggi legislativi era stato eliminato.
“Alla luce della fissazione allo 0,6% del limite massimo di THC ammesso nella coltivazione, come previsto nella legge del Movimento 5 Stelle per il rilancio della canapa industriale approvata l’anno scorso – dichiara il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camera – le infiorescenze della canapa industriale potrebbero restare escluse dall’applicazione delle norme sui medicinali alle quale sono, invece, attualmente soggette in considerazione delle sostanze farmacologiche ritenute attive presenti nelle infiorescenze della cannabis. Infatti – prosegue Giuseppe L’Abbate – benché contenenti tracce di THC, il quantitativo di principio attivo presente non è di misura tale da provocare effetti stupefacenti o psicotropi, come peraltro già affermato da anni dagli stessi Istituto Superiore di Sanità e Ministero della Salute, consentendo, di conseguenza, l’immissione sul mercato di prodotti derivanti da canapa industriale certificata e tracciata diversi dalla fibra o dal seme.
Si tratta, quindi, solo di eliminare l’attuale ‘corto circuito’ dando seguito al parere stesso di Governo e ISS – conclude il deputato 5 Stelle – in modo da liberare un altro segmento della filiera produttiva della canapa industriale da cui possono nascere nuove opportunità professionali e imprenditoriali”.
Il riferimento è probabilmente al mercato nascente della cosiddetta cannabis light, e cioè le infiorescenze prodotte da varietà di canapa certificate a livello europeo con un basso contenuto di THC. Lanciate di recente sul mercato italiano hanno fatto registrare un boom inaspettato, che preannuncia la nascita di un mercato in espansione.
Secondo uno studio affidato dal produttore Easy Joint al ricercatore Davide Fortin, dottorando presso la Sorbona nonché collaboratore del Marijuana Policy Project, la cannabis light italiana a regime potrebbe generare un fatturato annuo di 44 milioni di euro, 960 posti di lavoro stabili e 6 milioni l’anno di entrate fiscali per lo Stato.
Secondo il ricercatore “con una resa media per ettaro tra i 5 ed i 10 quintali, un coltivatore potrà avere ricavi medi di 50mila europer ettaro coltivato”, calcolando un prezzo minimo per le infiorescenze vendute dagli agricoltori di circa 100 euro al chilogrammo. “Questo giro d’affari”, spiega, “serve principalmente a coprire i costi della manodopera necessaria al raccolto e il rischio d’impresa tipico delle aziende agricole. Considerando quindi che l’investimento iniziale non supera i 1000 euro ad ettaro – tra letto di semina, acquisto semi e controllo di qualità – i potenziali profitti per gli agricoltori che riusciranno a coltivare il prodotto sono davvero importanti, specialmente per quelle aziende agricole che riescono ad internalizzare i costi di raccolto all’interno del nucleo familiare”.
Redazione di canapaindustriale.it