Le stime della Canadian Hemp Trade Alliance (CHTA), l’associazione di riferimento per i canapicoltori canadesi, raccontano che nel 2017 sono stati coltivati a canapa circa 150mila acri nel Paese, equivalenti a 60mila ettari. La produzione del 2015 si era attestata intorno agli 85mila acri (circa 35mila ettari), mentre nel 2016 c’era stata una flessione con superfici coltivate comprese tra i 30 ed i 50mila acri (tra i 12 ed i 20mila ettari), prima della ripresa definitiva dell’anno appena passato.
Il calo del 2016 è dovuto ad un eccesso di semi nei depositi delle aziende agricole che si dedicano alla canapa alimentare ma ora il mercato è di nuovo in crescita per l’aumento della domanda di prodotti a base di canapa. In Europa nel 2016 è stato raggiunto il record produttivo dagli anni ’50 ad aggi con 33mila ettari coltivati dei quali 12mila in Francia. Per fare un paragone con il nostro Paese basti pensare che in Canada la coltivazione di canapa è tornata legale nel 1998, praticamente come in Italia, con la differenza che noi in questo 2017 abbiamo coltivato meno di 3mila ettari.
Uno dei motivi del nuovo sviluppo dell’industria della canapa in Canada è la recente esportazione di semi in Corea del Sud: “Siamo passati da esportazioni di semi del valore di 600mila dollari ai 45 milioni di dollari di quest’anno”, ha infatti spiegato il presidente della Canadian Hemp Trade Alliance Russ Crawford. La Corea del Sud ha manifestato interesse per i semi di canapa dopo la loro comparsa nei negozi del Paese. Poi, improvvisamente, i coreani hanno cominciato ad acquistare grandi quantità di canapa in sostituzione dell’olio di pesce di cui sono grandi consumatori. Secondo Crawford la richiesta della Corea del Sud ha cambiato l’industria della canapa perché il Canada in precedenza per le esportazioni si basava quasi interamente sul mercato degli Stati Uniti. Ora le vendite della Corea del Sud si sono stabilizzate, ma il mercato potrebbe essere un trampolino di lancio per vendere semi di canapa ed alimenti derivati in Giappone, Taiwan, Thailandia e Cina. Kendra Meier, direttore di Hemp Genetics International, ha sottolineato che “l’Asia è un’opportunità ma anche che il mercato del Nord America è in continua crescita”.
Ed il mercato USA resta il principale sbocco per i prodotti canadesi, nonostante in diversi Stati americani si stia affermando la ripresa delle coltivazioni che nel 2017 hanno toccato quota 10mila ettari. Intanto l’azienda di Vancouver Future Farm Technologies ha appena acquistato 120 acri (circa 60 ettari) di terreni nel Maine. L’obiettivo è quello di destinarli alla coltivazione di canapa industriale per l’estrazione di CBD: con 1700 piante su 60 ettari la previsione è quella di una produzione del valore di oltre 8 milioni di dollari e l’azienda sta già pensando di acquistare altri 1000 acri di terreno (circa 500 ettari).
Intanto i coltivatori e i trasformatori di canapa sono in attesa che il Parlamento canadese modifichi la legge sulla canapa per consentire a più aziende di estrarre il CBD. La richiesta è quella di eliminare il CBD dalle sostanze controllate, operazione che potrebbe consentire al Canada di dominare il mercato del CBD proprio mentre sta diventando il più grande produttore di canapa industriale al mondo. A questi livelli infatti c’è solo la Cina, dove però la canapa industriale non è ancora completamente regolata e non ci sono stime precise sule coltivazioni, che dovrebbero attestarsi anche qui intorno ai 60mila ettari.
Mario Catania