La cannabis light prodotta in Svizzera che non proviene da varietà certificate a livello europeo non può essere autorizzata all’ingresso in Italia. E’ la frase con cui il ministero della Salute ha chiarito la posizione del governo italiano in merito al fenomeno, diffusa da un circolare dell’agenzia delle dogane che aveva chiesto da tempo al ministero di esprimersi in proposito.
Il ministero ha chiarito che la legge 242 del 2 dicembre 2016, quella che regola la canapa industriale italiana, fa riferimento solo alle varietà certificate a livello europeo (QUI l’elenco), sostenendo che per tutte le altre varietà, indipendentemente dal livello di THC, sarà applicato il DPR 309 del 1990, la legge che regola gli stupefacenti. Tradotto significa che per canapa industriale in Italia si intendono solo le varietà certificate a livello europeo, le altre vengono considerate come sostanza stupefacente, anche se con un basso contenuto di THC.
Sul CBD il ministero sostiene che, non essendo presente nelle tabelle delle sostanze stupefacenti o psicotrope, debba essere applicata la normativa vigente in materia di medicinali (d.lgs 219/2006). E’ la prima volta che il ministero prende questa posizione: fino ad oggi in Italia c’era solo un documento del 2008 firmato dall’allora dirigente dell’Ufficio centrale stupefacenti del ministero della Salute, che spiegava come da noi il CBD fosse un componente con riconosciuta attività farmacologica ma che non era inserito in tabella I, quella della sostanze stupefacenti, senza specificare altro. Il parere è stato reso sulle infiorescenze di cannabis con un contenuto di THC inferiore allo 0,6% e di CBD superiore al 10%. Quindi restano escluse le varietà certificate a livello europeo perché non superano né il limite di THC dello 0,6%, né quello di CBD del 10%, che è stato ottenuto in diverse varietà prodotte in Svizzera grazie a particolari ibridazioni o con genetiche non comprese nella lista.
Sulle importazioni dalla Svizzera il documento dell’Agenzia delle dogane firmato dal direttore Maurizio Montemagno, spiega che le eventuali partite in importazione vadano rispedite in Svizzera, prima di spiegare che stanno continuando i contatti con il ministero della Salute e con quello delle Politiche Agricole per valutare il fenomeno nella sua complessità.
Redazione di canapaindustriale.it