Come raccontato nei giorni scorsi, lo staff di Bottega della Canapa ha riportato alla luce una rivista per donne sulla canapa risalente al 1954. Nella seconda parte pubblicata sul blog dell’azienda, troviamo come protagonista Silvana Mangano che le celebra le virtù della stoffa di canapa.
Lo ripetiamo: in un passato non così lontano, l’Italia è stata la seconda Nazione al mondo nella produzione di canapa.La nostra produzione era seconda solo a quella della Russia ma per la qualità della fibra, l’Italia era prima sul mercato internazionale.Questa rivista a fascicoli per donne veniva direttamente consegnata a casa in abbonamento ed era stata realizzata nel Dicembre 1954 a cura del Comitato Nazionale Propaganda Canapa che aveva sede a Milano, con lo scopo di far conoscere le virtù di questa ‘fibra nazionale vera amica della donna moderna’.
La seconda parte di apre con un “Evviva alla canapa” di “una notissima attrice italiana, di un architetto di gran nome, di una brillante scrittrice e della moglie di un uomo celebre“. Di chi si tratta?
Nella foto avrete sicuramente riconosciuto la grande Silvana Mangano: “Perché sono pratica…”dice, seduta sul suo divano foderato di canapa verde: «La canapa è entrata nella mia casa perché mi sono sempre piaciute le belle stoffe “simpatiche”. Specie ora che sono mamma apprezzo un tessuto sul quale anche le mie bimbe possono rovesciare caffelatte o succo di frutta senza che, dopo un energico lavaggio, ne resti la benché minima traccia”.»
Marcello Piacentini, il famoso architetto, ha invece dichiarato sulla canapa: ”Pronta a mille usi…Non saprei dire quando ho cominciato ad utilizzare la canapa: ma certo molti anni fa. Ricordo che mi aiutò a risolvere un problema di arredamento che sembrava insolubile quando si dovettero guarnire di tende le enormi finestre del Ministero dell’ Industria da me costruito. Solo le tende a rete di canapa lasciavano passare la luce pur essendo resistenti, cosa questa assolutamente necessaria, data la difficoltà di rimuoverle. In seguito ho utilizzato con successo il tessuto di canapa anche per il rivestimento di pareti in vasti ambienti pubblici, e per la tappezzeria di poltrone. »
Flora Volpini, autrice de «La Fiorentina» , uno dei più famosi romanzi degli anni Cinquanta, spiega perché ama la canapa: “La casa dove viviamo deve armonizzare con la nostra vita moderna e la canapa è il tessuto ideale per questo. Mentre il cretonne da a un ambiente un’aria di campagna, la canapa può tappezzare anche ambienti in stile grazie alla lucentezza e ai colori che sono riusciti a darle. Amo la canapa perché rende la casa più intima e più fresca: posare lo sguardo su quell’armonia di colori da veramente un senso di giovinezza. I damaschi e i rasi mi piacciono, ma nelle chiese. Quando in una stanza la tappezzeria di raso è un po’ fanèe, da subito anche a tutto il resto un’aria di disordine, di miseria dorata e di decadenza; la canapa, invece, anche se un po’ sciupata, da una sensazione di vissuto e di intimo”.
Ultimo intervento, quello di “ una simpatica ed affabile signora, nota come ottima padrona di casa”, la moglie di Beniamino Gigli (non viene riportato il nome, ndr) : “La canapa entrò nel mio corredo molti e molti anni fa, e in seguito anche in quello di mia figlia, appunto perché io me ne ero trovata contenta. Lenzuola, canovacci, asciugamani, hanno fatto un ottimo servizio, sotto tutti i rapporti: per la loro resistenza e anche per la loro indistruttibile bellezza. È così che considero ormai questa fibra come una vera tradizione di famiglia”.
A pag. 7 si parla del pullman ”carico” di canapa, quella garantita dal Marchio degli Elefanti (uno dei marchi leader del settore nel Secondo Dopoguerra, ndr). Come è visibile nell’immagine, del pullman speciale sono “chiaramente visibili le quattro vetrine animate, che illustrano i vari impieghi del tessuto. Le due assistenti sorridono radiose…”
L’articolo, dai forti toni pubblicitari, continua così: “Avvicinatevi anche voi e vi convincerete: troverete la storia di questa fibra che è la più naturale, la più squisitamente italiana di tutte. Vedrete attraverso quale lungo, faticoso ma anche sereno lavoro di migliaia di persone, cresce a dismisura, si trasforma, viene filata, tessuta, candeggiata, colorata talvolta in tinte brillanti, calde, festose. Ammirerete un ricco campionario delle sue svariate e più attuali utilizzazioni: federe, lenzuola, coperte destinate a diventar…centenarie, semplici alcune, elegantissime altre. E ancora, nello stesso rapporto di praticità ed eleganza, asciugamani e biancheria igienica, tovaglie e biancheria da tavola fino agli umili ma apprezzatissimi usi di cucina: ma anche qui, fra grembiali e strofinacci, la moda ha portato il suo segno, la sua riforma. È un poco – più che ogni altra cosa – la realizzazione dei sogni di tutte le donne di tutti i tempi. Anche in questo tempo la vera donna accarezza nella fantasia un suo corredo ideale, profumato di campo e di bucato: proprio come la nonna. Come allora, anche oggi – oggi più che mai – la canapa è la sua migliore amica.”
Poi, dopo i consigli su come apparecchiare la tavola, con una tovaglia in canapa, naturalmente, si passa ai consigli su come rendere unico un invito a pranzo e su quali siano le regole corrette per servire un tè.
Dulcis in fundo, a pag. 11 le immagini d’epoca della casalinga in cucina sono corredati da questa didascalia: “Se la canapa è signora nel salotto, ancor meglio lo è nella cucina, dove si rivelano le doti della…vera padrona. Strofinacci e asciugamani, hanno requisiti di praticità e di resistenza che aumentano con le lavature, non lasciano filamenti e danno, sia al cristallo sia al metallo, un abbagliante nitore. Il grembialino di canapa è il grembialino ideale. Ogni donna, di qualunque condizione essa sia, può indossarlo con quel gusto semplice di civetteria che il tessuto stesso comporta, tanto più che la tradizione ha confermato alla nostra canapa le virtù propiziatrici al felice benessere di una casa.”
La canapa è «la fibra che non si sfibra!» I grembiali sono simpatici e allegri: tagliati con garbo, ricamati, sono capaci di rialzare il morale della sposina alle prime armi, costretta ad occuparsi delle faccende di cucina, e di darle in ogni momento, agli occhi del marito o di chi suona improvvisamente alla porta, un’aria irreprensibile, quasi civettuola.