L’utilizzo della canapa in bioedilizia è al centro delle attenzioni globali. Da una parte perché la caratteristica “carbon negative” di questo materiale, e cioè il fatto che dalla coltivazione alla posa viene eliminata dall’ambiente più CO2 di quella viene immessa in fase di produzione del conglomerato, è all’ordine del giorno per le tematiche ambientali e l’inquinamento prodotto invece dall’edilizia tradizionale, dall’altra perché i blocchi in canapa e calce, gli intonaci e i vari prodotti, permettono di realizzare abitazioni ENZEB (Edifici ad energia quasi zero) ovvero con consumi energetici estremamente ridotti, con ambienti salubri e vivibili dai quali, una volta provati, difficilmente si torna indietro.
Edilcanapa utilizza la canapa in ambito edilizio. L’azienda produce materiali per l’industria edile completamente naturali che rispettano l’equilibrio eco-ambientale. Si occupa inoltre dello sviluppo di un modello di filiera corta che aiuti gli agricoltori a sostenere questo settore.
Abbiamo parlato con Nazzareno Tortù, fondatore di Edilcanapa che ci ha raccontato l’importante lavoro che stanno portando avanti.
Quali sono le eccellenze delle vostre forniture?
Fermo restando la gamma dei prodotti realizzata in canapulo e calce idraulica NHL 5.0, abbiamo di recente avviato la produzione industriale di un nuovo materiale denominato SALUBERPAN (brevettato e marchio registrato) realizzato in canapa e collanti, termoformato. I collanti sono esenti da formaldeide ed è disponibile anche nella versione 100% naturale. Il nostro staff che segue la ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti ha prestato infatti grande attenzione alle problematiche collegate alla Sindrome dell’Edificio Malato (Sick Building Syndrome). La lunga permanenza in ambienti chiusi domestici o lavorativi ove la qualità dell’aria è estremamente bassa a causa della presenza di agenti chimici, fisici e biologici ed una non corretta circolazione dell’aria, portano ad una serie di sintomatologie quali problemi cutanei, congiuntiviti, bronchiti, asma, sonnolenza, difficoltà di concentrazione ed attenzione. In quest’ottica, il Saluberpan, essendo un pannello traspirante e dunque deumidificante, previene la conformazione di muffe e non emette sostanze nocive. E’ un materiale semplice nell’utilizzo e nella posa, ideale per le realizzazioni di pareti divisorie o contropareti e controsoffitti. E da qui la nostra scelta di utilizzare preferibilmente materiali naturali.
Altro punto fermo della nostra attività è la promozione delle filiere corte che partono dalla coltivazione della canapa, passano per la trasformazione sino all’utilizzo dei materiali Edilcanapa sullo stesso territorio di produzione.
Come si può conciliare lo sforzo per una filiera corta con il ritardo e le difficoltà dello sviluppo dei centri di trasformazione?
Questo è uno dei problemi più importanti del settore. Quest’anno abbiamo assistito ad una grande produzione di canapa per infiorescenze. Gli agricoltori che hanno percorso questa direzione, oltre alle difficoltà commerciali che hanno dovuto affrontare, si sono trovati a doversi occupare dello smaltimento di quelli che per ora sono considerati scarti, le paglie, perché appunto non sono presenti centri di prima trasformazione (lavorazione fusto per la separazione della fibra dal legno). In azienda, abbiamo ricevuto numerose richieste di ritiro delle paglie, nessuna delle quali però poteva interessarci poiché noi utilizziamo un legno che possiede determinate caratteristiche. I costi per sviluppare centri di trasformazione sono altamente proibitivi e devono, per forza di cose, superare certe dimensioni e capacità produttive per giustificare l’invistimento.
Sarà possibile proporre questo sistema su scala industriale?
Riprodurre su larga scala industriale questo sistema sarà estremamente complicato, d’altra parte noi ci stiamo lavorando. Considerato, tra l’altro, che la prima trasformazione è considerata una lavorazione agricola che in Italia ci sono molti piccoli agricoltori che hanno difficoltà a far fronte ad un importante investimento, è semplice comprendere come industrializzare la prima trasformazione della canapa risulti essere un’impresa ardua. Per superare questo grande limite, stiamo sviluppando un modello di filiera con relativo business plan per coltivazioni a partire da 100 ettari. Questo modello rispetta alti standard di qualità del prodotto, limita la meccanizzazione e promuove un progetto per il taglio della pianta e la prima trasformazione in campo. Il progetto permette agli agricoltori di coltivare la canapa per la raccolta dei semi e delle inflorescenze fornendoci fibra e canapulo della qualità a noi necessaria. Su questo aspetto stiamo lavorando duramente sostenendo tutti costi dello studio di fattibilità e realizzazione. L’obiettivo è quindi quello di costruire più filiere locali composte dall’agricoltore, dalla Edilcanapa e dal costruttore, o comunque da chi poi consuma il prodotto finale.
Da quali esperienze nasce l’impegno di Edilcanapa?
La Edilcanapa è una divisione della Metalinea S.r.l., azienda metalmeccanica che da oltre 10 anni progetta e procuce complementi di arredo di design in filo metallico e lamiera. In seguito alla recente crisi economica abbiamo avuto la necessità di diversificare l’attività ricercando settori emergenti in cui poter distribuire e commercializzare nuovi prodotti. Grazie all’esperienza di uno dei nostri soci, abbiamo iniziato a studiare la pianta della canapa ed alle sue possibili applicazioni. Per cercare di ampliare le nostre conoscenze, abbiamo visitato anche la fiera JEC PARIS 2014, espressamente dedicata ai materiali compositi. In quell’occasione abbiamo inteso che il mondo dei nuovi materiali stava puntando tutta la sua attenzione verso le fibre vegetali. Questa propensione ha sostenuto il nostro intuito nel portare avanti il progetto canapa in bioedilizia.
Perché la canapa è un buon materiale per la bioedilizia?
La canapa correttamente miscelata con la calce permette di ottenere materiali dalle molteplici caratteristiche tecniche e prestazionali: isolamento termico, isolamento acustico, deumidificazione, inerzia termica, resistenza al fuoco, traspirazione. Abbiamo quindi investito nella lavorazione di questi manufatti a seconda delle necessità di coibentazione sia civile che industriale. Da questa prima fase iniziale di ricerca non ci siamo mai fermati abbiamo visitato e seguito i paesi che meglio stavano utilizzando la canapa tra cui Francia, Belgio, Irlanda, Canada e Stati Uniti.
A differenza però di altri produttori, abbiamo scelto di impegnarci per la messa a punto di premiscelati pronti all’uso, costituito da componenti completamente sostenibili per la costruzione di abitazioni interamente naturali.
Vi occupate anche di formazione rivolta agli specialisti del settore, che tipo di lavoro state svolgendo a riguardo?
Sin dall’inizio eravamo consapevoli che non sarebbe stato sufficiente avere un buon prodotto e disporre di punti di distribuzione sul territorio (rivendite edili). Occorreva creare la domanda e dunque formare ed informare i tecnici affinchè iniziassero a progettare con questi nuovi materiali. Così abbiamo avviato la collaborazione con diversi ordini professionali tra cui quelli degli Architetti, Ingegneri e Geometri, sparsi in tutta l’Italia, con i quali abbiamo organizzato seminari e corsi con crediti formativi.
Altrettanto importante è la formazione delle imprese edili per la posa. In tal senso promuoviamo corsi pratici su base regionale. Alle aziende rilasciamo l’attestato di partecipazione che certifica la capacità acquisita per la posa dei nostri prodotti.
Inoltre, ormai da alcuni anni, collaboriamo con diverse università, facoltà di ingegneria o architettura, introducendo gli studenti nel mondo dei materiali innovativi ed ecosostenibili.
Romana De Micheli