Pubblichiamo qui sotto l’analisi della situazione sul futuro della commercializzazione della cannabis light scritta dall’avvocato Mattia Miglio, con interessanti riflessioni e spunti per il futuro del settore.
Col deposito delle motivazioni della sentenza pronunciata lo scorso 30 maggio, si sono sollevate – del tutto prevedibilmente – numerose opinioni volte ad illustrare i vari passaggi delle motivazioni delle Sezioni Unite e, in particolare, a commentare l’assunto secondo cui le attività di commercializzazione dei derivati della cannabis sativa L. rientrano ancora nel corpo della fattispecie penale di cui all’art. 73 T.U. Stup., salvo che tali derivati siano concretamente privi di idoneità drogante.
Un principio, si legge nelle motivazioni, derivante da un’interpretazione sistematica della normativa dettata dal D.P.R. 309/1990 letta alla luce delle novità apportate dalla l. 242/2016 sulla quale autorevole dottrina ha già sollevato obiezioni ed osservazioni critiche.
In ogni caso, anche volendo prescindere per un attimo da tale aspetto ermeneutico, ad avviso di chi scrive, la sentenza contiene alcuni interessanti spunti di riflessione che sicuramente andranno ad influire sul futuro delle attività commerciali relative ai derivati della c.d. canapa sativa L.
Andiamo per aspetti tematici.
Tutto questo, ovviamente, in attesa di leggere le motivazioni della prima sentenza di assoluzione su tali tematiche, sentenza emessa nei giorni scorsi dal G.U.P. di Milano.
Mattia Miglio