Già nella prima metà degli anni novanta il celebre documentario “The Hemp Revolution” spiegava, con riferimenti precisi ad aziende ed esperti di settore, come ricavare tra i 25mila prodotti possibili, anche il legno di canapa dalla sua lignina: per onore di cronaca, il secondo bio- polimero sintetizzato sulla faccia della terra, dopo la cellulosa.
Oggi grazie alla tecnologia possiamo fabbricare legno di canapa sia per falegnameria che per edilizia: parliamo di Bioedilizia, che tanto si sente nominare. Forse in virtù della prossima bolla speculativa, così come le energie rinnovabili.
Oggi esistono quindi l’MDF e l’HDF, rispettivamente legno compensato di canapa di media e alta densità. Ma anche legno truciolato per pannelli, oltre che polvere e fibra per isolanti e rifiniture, e molto altro ancora. Si può arrivare sino a costruire pre-fabbricati vendibili poi su misura, sia per interni che esterni per la gioia di tutti i giovani designer.
La canapa a differenza di molte altre fibre, ha una lunghezza naturale di circa 1m: caratteristica che la rende tra le fibre presenti in natura più duttili e resistenti, oltre che flessibili e “vive”; la canapa infatti ‘mangia’ (assorbe) C02 emessa dal nostro ‘consumismo’.
E, detto proprio sinceramente… altro che bambù! (che ultimamente sta spopolando tra i moderni parquet, ad es.). A questo punto però, la questione si fa importante: vi chiedo, ma perché allora dobbiamo continuare a rovinare la Natura? Quando basterebbe volersi connettere davvero con il futuro, informarsi, e scegliere di rispettare davvero la Natura. Mi riferisco anche a tutto il mondo delle certificazioni varie (FSC= Forest Stewardship Council, etc.).
Scuse trovate per disboscare meno forse? No! E’ voler vedere il male minore, mostrare il bicchiere mezzo pieno. Insomma, diciamolo una volta per tutte: è una scusa per racimolare danaro! “Per danaro, Hugart! Per danaro!” [cit.] E il bello (paradossale), è che non siamo nemmeno noi a scegliere: è una scelta condizionata che ci viene imposta attraverso il sistema del danaro. Il che diviene ancor più deprimente, oltre che umiliante. Oggi la soluzione c’è, ma la si tace. Forse per paura del “Grande Fratello” o perché siamo convinti ci convenga così: quando viviamo in una realtà chimica e corrotta, che emana radiazioni e che ci porta alla malattia se non la morte, per poi alimentare un sistema di vendita di (false) cure.
E ci stupiamo che l’olio di frutti (semi) di canapa, mi riferisco a quello legale senza sostanza psicotropa, possa guarire qualsiasi infiammazione? Eppure è la base del sistema immunitario, dice anche la medicina occidentale. Purtroppo viviamo oramai illusi di certi pre-concetti: sono stati presi come ‘dogmi’ nell’arco di (pochissime, in realtà) generazioni, certe verità assurde. Prima fra tutte, “Non roviniamo la Natura, quando abbiamo il petrolio”. E tutti ci sono cascati. Farmaci e medicine, alimenti e conservanti, vestiti e accessori, persino case, carta legno e plastica tutto rigorosamente a base di petrolio.
“Per danaro, Hugart! Per danaro!”
Appuntamento alla prossima uscita,
con “Canapa è Mattone”.
Autore: Omar Vins – www.canapalifestyle.org
Pubblicato su Dolce Vita n° 44 – Gennaio/Febbraio 2013