Con questo articolo iniziamo una nuova collaborazione con la dottoressa Maria Teresa Basciano (nella foto sotto), agronoma specializzata in canapa. Questo è il primo di una serie di articoli che esploreranno lati tecnici e agronomici della coltivazione di canapa.
Avviare un’attività imprenditoriale non è cosa semplice e farlo sul nostro territorio lo è ancora meno, soprattutto in agricoltura. In particolare nel settore canapicolo, negli ultimi anni si è diffusa l’idea inesatta che coltivare canapa fosse poco impegnativo e che non occorressero eccessivi investimenti. Niente di più falso. Non sono pochi gli agricoltori o aspiranti tali che a causa di scelte avventate e spesso sbagliate hanno perso intere coltivazioni oltre che cospicue somme di denaro.
Il 2018, ad esempio, è stato un anno particolare per il settore canapicolo in Italia anche per questa ragione. Molti, tra agricoltori di professione e neofiti allo sbaraglio, si sono interessati a tale coltivazione negli ultimi tempi ma le insidie che caratterizzano questa coltura non hanno tardato a presentarsi.
Quando si decide di affrontare un investimento nel settore della canapicoltura è bene tenere a mente che le variabili da considerare sono svariate e di diversa natura, riconducibili fondamentalmente ad aspetti legali, economici, organizzativi, agronomici ed altri ancora, che se gestiti per tempo, consentono di evitare un bel po’ di problematiche a prescindere dalla destinazione finale dei prodotti.
Ormai è risaputo che la canapa è considerata il “maiale vegetale” per la sua capacità d’essere utilizzata integralmente e non produrre scarti che non possano essere lavorati, a patto di definire prioritariamente quale sia il prodotto principale cui si tende. Che si tratti del fiore piuttosto che del seme o della fibra, questo va stabilito ancor prima di sporcarsi le mani.
Senz’altro i primi passi da compiere, qualora non si fosse in possesso di un’azienda già avviata, sono di natura essenzialmente burocratica. Pertanto, dopo aver stabilito quale debba essere il prodotto finale, definito il proprio budget, predisposto un adeguato conto economico, data una struttura chiara al processo produttivo ed aver posizionato la propria idea di impresa all’interno della filiera di riferimento, sarà necessario avviare l’attività seguendo i passaggi classici di apertura di una normale impresa agricola: scelta del tipo di impresa (se ditta individuale o società), apertura p.iva, registrazione alla Camera di Commercio, apertura posizione INPS e INAIL, ottenimento della qualifica di Imprenditore Agricolo Professionale ecc..
Detto ciò, in questo articolo ci soffermeremo su quelle che reputiamo essere le 3 variabili fondamentali legate all’ambito prettamente agro-pedoclimatico. Ma prima di scendere nel dettaglio delle variabili, occorre fare una breve premessa.
La Canapa, per quanto rustica e resistente, è una coltura “agronomicamente” sensibile (checché se ne dica) e le tecniche agronomiche da attuare, nonché le misure di “soccorso” da attivare per rimediare ad un danno emergente, vanno pianificate a monte o comunque in qualche modo “previste”. Il tutto, in concomitanza con la scelta del prodotto finale che si intende ottenere. Difatti, il successo di un impianto è determinato dalla buona gestione delle tre variabili principali tra loro fortemente collegate.
In primo luogo abbiamo la scelta delle cultivar, che varia sicuramente a seconda della destinazione finale del prodotto, della disponibilità delle sementi sul mercato e della normativa di riferimento vigente che, in Europa, attualmente limita tale scelta alle varietà inserite nel catalogo delle semente certificate.
Ulteriore variabile che può sicuramente incidere sulla buona riuscita di un impianto è senz’altro il fondo agricolo di cui si dispone, o che eventualmente verrà preso in gestione. Difatti, in entrambi i casi, occorrerà valutare prioritariamente la qualità del terreno mediante l’osservazione e le analisi specifiche volte a conoscerne la struttura, la tessitura, la percentuale di sostanza organica, il ph ecc. E’ ormai risaputo che la canapa predilige terreni di medio impasto tendenzialmente sciolti, ben drenati e che di contro occorre evitare i terreni troppo argillosi o limosi, che tendono all’eccessivo compattamento e possono provocare problemi soprattutto all’apparato radicale della pianta che soffre in modo molto evidente i ristagni idrici.
Infine, come ultima variabile, riportiamo l’ambiente pedo-climatico. In agronomia, per ambiente pedo-climatico si intende l’insieme di elementi che interagiscono tra loro e possono determinare la buona o la cattiva riuscita di un impianto di coltivazione in una specifica zona del mondo. Pertanto, tale ambiente può variare in base ai fattori che lo caratterizzano, come ad esempio: il posizionamento geografico, l’altitudine e l’andamento climatico stagionale (temperature, precipitazioni, venti etc.). Al riguardo si evidenzia come l’ambiente pedo-climatico sia un elemento di difficile gestione, in quanto non sempre prevedibile anche in virtù delle crescenti problematiche relative ai mutamenti climatici. Tuttavia, tale evenienza può essere meglio governata nel caso in cui si possa predisporre impianti in ambiente protetto, quindi “indoor” o “greenhouse”.
Maria Teresa Basciano – Agronoma e docente in Scienze degli alimenti