Pubblichiamo qui di seguito un articolo a firma del dottor Giampaolo Grassi sul seme certificato di canapa e siamo davvero onorati di poter iniziare questa collaborazione. Il dottor Grassi, che studia la canapa da 30 anni, è stato il primo a selezionare delle varietà monoiche di canapa in Italia, ed è stato a lungo il primo ricercatore del Crea-Cin di Rovigo. Oggi continua la sua attività con Canvasalus.
In questi ultimi due anni, il dubbio amletico affligge i canapicoltori italiani e come al solito, una risposta chiara non arriva da parte delle Autorità competenti. Per le leggi; 309/90 (la legge sugli stupefacenti, ndr) e la 242/2016 (la legge quadro sulla canapa, ndr) l’agricoltore italiano può coltivare la canapa solamente se coltiva varietà inserite nell’elenco europeo delle varietà certificate (Tabella 1).
Tra i prodotti della canapa industriale che consentono al coltivatore di ottenere un reddito interessante, da circa 3 anni si è affacciata la produzione dei fiori destinati all’uso ricreativo-tecnico. Per ottenere un buon prodotto, che possa essere accettato dal mercato, con una remunerazione accettabile, è necessario che il fiore sia completamente privo di semi, altrimenti con la combustione si formerebbero sapori sgradevoli a causa dell’olio e delle proteine contenute nel seme. Un carattere molto apprezzato è la dimensione del fiore stesso e la sua consistenza. Altro carattere molto valutato è il profilo dei terpeni e delle sostanze aromatiche presenti nel fiore che caratterizza in modo distintivo la varietà utilizzata.
Se si vanno ad esaminare le 74 varietà della lista europea devono essere scartate tutte le varietà monoiche (e questa volta i cugini francesi restano molto penalizzati perché quasi tutto il loro catalogo è composto da varietà monoiche). Il motivo è chiaro: è pressoché impossibile eliminare tutte le piante che producono polline perché quasi tutte sono ermafrodite.
Tra le restanti varietà dioiche non ce n’è una che sia stata selezionata in funzione dei caratteri richiesti per produrre una buona qualità di fiori ed inoltre resterebbe sempre il problematico compito di smaschiare (eliminare gli esemplari maschio, ndr) la popolazione di una varietà dioica perché si tratta di eliminare il 50% degli individui, prima della liberazione dai fiori del polline, in quanto essi compaiono in modo scalare e molto rapido. Un tentativo, se ancora qualcuno intendesse provarci, richiede di visitare singolarmente tutte le piante del campo ogni 2 giorni e procedere con l’eliminazione per quasi un mese di tempo tra luglio e agosto, in funzione della precocità della varietà.
A differenza dei primi due anni della comparsa della “Cannabis light”, ora il mercato è diventato molto più selettivo, i prezzi si sono drasticamente abbassati, le problematiche legali sono sempre dietro l’angolo e la disponibilità di varietà certificate idonee è ancora nulla. Il canapicoltore è abbandonato alla sua solitaria riflessione: certificato o non certificato e questa volta non è una finzione teatrale, ma è una questione di vita o di morte, della sua attività.
Giampaolo Grassi – Canvasalus Srl