Il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti ha designato l’isolamento in fibra di canapa come una tecnologia “rivoluzionaria” in cui vale la pena investire, sponsorizzando un progetto per sviluppare il settore nei prossimi due anni.
Tommy Gibbons, COO di Hempitecture con sede in Idaho, riceverà uno stipendio annuale da 90 a 200mila dollari per occuparsi della ricerca e sviluppo sull’isolamento della canapa attraverso il programma Innovation Crossroads del Dipartimento dell’Energia per le start-up mentre le operazioni di ricerca e sviluppo saranno effettuate presso l’Oak Ridge National Laboratory con sede nel Tennessee.
Gibbons lavorerà sul prodotto HempWool dell’azienda, che il dipartimento dell’energia definisce un “materiale isolante non tossico, ad alte prestazioni e a emissioni zero con la capacità di ridurre drasticamente l’impronta di carbonio incorporata in un edificio, aumentando al contempo la salute e il comfort degli occupanti”.
“Il Dipartimento dell’Energia è interessato al potenziale di decarbonizzazione dell’isolamento e di altri materiali da costruzione realizzati con fibre di canapa”, ha detto Gibbons a HempBuild Magazine, che per primo ha riportato la notizia. Lo scopo del progetto è quello di determinare l’impronta di carbonio incorporata dal prodotto HempWool per “comprendere appieno il potenziale di sequestro del carbonio dei nostri materiali utilizzati su larga scala”, ha aggiunto Gibbons.
Nel frattempo, un secondo progetto di ricerca e sviluppo per HempWool è in corso presso l’Università dell’Idaho, attraverso una sovvenzione di 200mila dollari dall’Idaho Global Entrepreneurial Mission (IGEM). Il team del progetto condurrà test di isolamento, resistenza al fuoco e conduttività termica, ha affermato la società.
L’isolamento in qualsiasi forma può far risparmiare migliaia di dollari in costi energetici e prevenire la perdita di calore negli edifici. Tuttavia, l’isolamento in lana minerale è uno dei prodotti più inquinanti utilizzati nella costruzione di case, secondo l’Agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti. dall’altro lato l’isolamento a base di canapa offre un netto contrasto, essendo una coltivazione rinnovabile che cresce 90 giorni. La canapa inoltre sequestra enormi quantità di CO2 per la fotosintesi durante la crescita.
A gennaio l’amministrazione Biden ha incaricato il Dipartimento dell’energia di guidare la politica degli Stati Uniti per l’innovazione e la diffusione di tecnologie energetiche pulite e puntando alla decarbonizzazione per affrontare il cambiamento climatico. La canapa, una pianta in rapida crescita che sequestra il carbonio, è ora ufficialmente parte di quella campagna.
In Italia, tempo fa, era stata l’ENEA, l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, a sottolineare i vantaggi che l’utilizzo della canapa come isolante potrebbe portare. Il punto da cui partire è che costruire e riqualificare in modo sostenibile potrebbe far risparmiare il 50% di energia che oggi viene sprecata. In questo contesto gli edifici svolgono un ruolo chiave in quanto sono responsabili di buona parte del consumo energetico nazionale: secondo studi ENEA, infatti, i consumi energetici nelle abitazioni in Italia sono responsabili del 45% delle emissioni di CO2.
“Con questo studio – aveva sottolineato la dottoressa Patrizia Aversa – abbiamo potuto verificare che la canapa migliora l’isolamento termico del laterizio, attenuando di circa il 30% il flusso termico, ossia la quantità di calore che passa attraverso un materiale in un dato momento, e diminuendo del 20% la trasmittanza termica, vale a dire la facilità con cui un materiale si lascia attraversare dal calore. Inoltre la canapa ha una buona permeabilità al vapore acqueo, permettendo così di evitare la formazione di condensa”.
Mario Catania