Tutela dei posti di lavoro e contrasto alle mafie, ecco cosa chiede il Coordinamento Canapa Sicilia con questo comunicato “I posti di lavoro creati non sono provvisori, anzi nascono dalle forze di chi ha deciso con il cuore di rimanere in questo Paese che, certe volte, purtroppo, sembra non amare i propri figli”, scrivono amareggiati.
Le Sezioni Unite della Cassazione con la sentenza del 30 maggio 2019, riguardante tutta la filiera della Canapa Sativa L. ha deciso che non si possono commercializzare i suoi derivati come infiorescenze, oli e resine, salvo che la vendita di tali derivati non superi la soglia drogante.
A livello Forense e Scientifico è riconosciuta come soglia drogante la percentuale di Thc pari a 0,5%. Limite sempre rispettato da tutti gli operatori del settore.
Tutto ciò, unito al fatto che si è pensato ad una applicazione della 242 esclusivamente agli agricoltori, escludendo così tutti gli altri operatori della filiera, ad esempio: grossisti, negozianti, intermediari, ecc. ha creato non solo un vuoto normativo, ma ha anche creato paura tra gli imprenditori che, fortunatamente ancora in sporadici casi, subiscono sequestri, multe, denunce, come se stessero commettendo un’attività illecita.
Non capiamo il motivo per il quale migliaia di giovanissime aziende in Italia, un intero settore in fortissima crescita, che coinvolge molteplici figure professionali oltre a quelle degli agricoltori e dei commercianti, un indotto da centinaia di milioni di euro, sia stato demonizzato da una mancata interpretazione di una sentenza della Corte Suprema di Cassazione a Sezioni Unite, avente come titolo “informazione PROVVISORIA n. 15”..
I posti di lavoro creati non sono provvisori, anzi nascono dalle forze di chi ha deciso con il cuore di rimanere in questo Paese che, certe volte, purtroppo, sembra non amare i propri figli.
Quello che chiediamo è una chiarificazione legislativa per il settore della Canapa, volto alla tutela delle figure coinvolte in questo mercato innovativo. Un settore non chiaramente regolamentato rischia di immettere prodotti scadenti e privi della trasparenza che noi tutti vogliamo garantire, danneggia un sistema che ha creato decine di migliaia di nuovi posti di lavoro e incrementa gli introiti dell’erario.
Crediamo fermamente nella tutela da parte dello Stato, nei confronti dei lavoratori onesti, sarebbe auspicabile che una parte delle risorse prodotte dal nostro lavoro, venisse investita nella lotta al narcotraffico e alle mafie, che in base allo studio che è stato pubblicato lo scorso aprile dalla rivista scientifica European Economic Review, “Light cannabis and organized crime: Evidence from (unintended) liberalization in Italy”, ha già sottratto il 14% del loro “fatturato” annuo (perché loro, a differenza nostra, non fatturano) che ammonterebbe circa, a 100 milioni di euro.
Coordinamento Canapa Sicilia