Il mercato globale della canapa industriale potrebbe superare i 27 miliardi di dollari entro il 2028. Ad affermarlo è uno studio condotto da Verified Market Research che dimostra e conferma il potenziale di un settore in crescita e in continuo sviluppo in tutto il mondo.
“Industrial Hemp Market”: è questo il titolo del report pubblicato a inizio marzo 2021 da Verified Market Research, una delle principali società di ricerca e consulenza a livello internazionale con oltre 5mila clienti in tutto il mondo.
Lo studio, per ottenere un’analisi completa, si è focalizzato su diversi aspetti suddividendo il mercato globale della canapa industriale a seconda della tipologia e dei derivati coinvolti (semi, olio, fibra o CBD), del settore (alimentare, personal care, tessile o farmaceutico), delle fonti (organica o convenzionale) e della posizione geografica. In quest’ultimo gruppo, le aree sono state a loro volta suddivise in Nord America (Canada, Stati Uniti e Messico), Europa (con focus particolare su Germania, Francia e Regno Unito e gli altri paesi riuniti in un unico cluster), Asia e Pacifico (Cina, Giappone, India e i restanti territori analizzati in gruppo) e una sezione dedicata ad Africa, Medio Oriente e America Latina.
Sulla base delle analisi e dei dati raccolti, il mercato della canapa industriale ha superato i 5 miliardi di dollari nel 2020 (5.66 miliardi) e, secondo il tasso composto di crescita annuale (CAGR), valutato al 25,17%, il settore potrebbe raggiungere i 27.72 miliardi di dollari entro il 2028.
Nonostante l’impatto dovuto al Covid-19, che ha avuto effetti sull’economia livello globale, la segmentazione dei settori e l’aumento della richiesta di prodotti sostenibili, il mercato continua a crescere.
Principale motore di questa crescita sarebbe l’aumento dell’utilizzo della canapa nei settori che coinvolgono e interessano direttamente i consumatori: cura personale, tessile, edile — dove si registra una crescita costante grazie alla sempre maggiore diffusione della bioedilizia e all’uso dei bio componenti in canapa — e alimentare. Ed è proprio quest’ultimo il settore che registra la crescita più significativa.
“La canapa non è solo una risorsa estremamente rinnovabile, ma anche incredibilmente preziosa per il settore alimentare. Una volta raccolta, infatti, la materia prima ha un alto rendimento di proteine e fibre commestibili con oltre 50mila applicazioni di prodotto”, si legge nel report pubblicato da Verified Market Research.
La domanda di prodotti di canapa industriale, quindi, è in aumento di giorno in giorno anche grazie alla crescente consapevolezza dei consumatori nei confronti della salute e alla crescente inclinazione verso i prodotti più naturali e sostenibili.
In Italia, secondo Coldiretti, i terreni coltivati a canapa sono aumentati di dieci volte in cinque anni superando i 4mila ettari totali sparsi su tutta la penisola, anche se il dato è sicuramente da aggiornare vista la crescita delle coltivazioni nell’ultimo periodo. Il dato, per quanto positivo e in constante crescita, è però ben lontano dal vero potenziale del nostro paese e dai quasi 100mila ettari raggiunti negli anni Quaranta, quando il Bel Paese era il secondo maggior produttore al mondo di canapa dopo l’Unione Sovietica.
A causa della progressiva industrializzazione, dell’arrivo delle fibre sintetiche nell’industria tessile e della stigmatizzazione di un’intera pianta spesso associata solamente al mondo degli stupefacenti, la coltivazione di canapa si è drasticamente ridotta, fino quasi a scomparire. Oggi però le cose potrebbero cambiare.
“La canapa sta vivendo oggi una seconda giovinezza con un vero e proprio boom su più fronti dall’alimentare alla medicina”, sottolinea la Coldiretti sottolineando che: “Per sfruttarlo, però, è importante uscire dalla giungla di norme e controlli e dare una uniformità di applicazione della legge a livello nazionale al di fuori di singole interpretazioni a livello locale”.
Con cannabis light e CBD, il mercato italiano potrebbe infatti superare i 500 milioni di euro l’anno. Sono le stime di Davide Fortin, ricercatore all’Università Sorbona di Parigi e collaboratore di MPG Consulting, che studia il settore fin dagli albori – soprattutto dal punto di vista di dati e consumi – e che tramite un sondaggio al quale hanno risposto più di 8mila persone, sta analizzando le evoluzioni del mercato e il cambio nei paradigmi del consumo dal lockdown in poi. Se attualmente il fatturato rappresentato da questi prodotti si attesta intorno ai 200 milioni di euro, tra infiorescenze (almeno 150 milioni) e prodotti a base di CBD, il potenziale è enormemente maggiore. con una base di consumatori più stabile si potrebbe arrivare ad un mercato di 4/500 milioni di euro nel giro di qualche anno, se arriveranno le opportune regolamentazioni per l’inalazione in Italia e in Europa, e quelle per garantire la salubrità del prodotto e l’indicazione corretta dei principi attivi contenuti.
Martina Sgorlon