Una giornata dedicata all’irrigazione della canapa

Canapicoltura CBD e cannabis light //
In questo articolo
1 / Canapa e irrigazione: dai contenitori puliti al correttore di PH
2 / L'importanza di un impianto di irrigazione pulito
3 / Quando l'apporto idrico non è lo stesso per tutte le piante
4 / Innaffiare le piante più grandi
5 / Dosaggio dell'acqua e individuazione dei capillari radicali

Con questo articolo dedicato agli accorgimenti necessari per l’irrigazione delle piante di canapa, continua la nostra collaborazione con i ragazzi di THCbd. Buona lettura!

Oggi si cambia, devo coprire dei colleghi e dedicarmi all’irrigazione di tutte le piante in fioritura e vegetativa. Gli altri sono tutti presi dalla riunione per le strategie da prendere in vista della stagione estiva, io invece me ne scappo volentieri nei reparti di fioritura, per me è inconcepibile rinchiudersi in ufficio in piena primavera con il sole che ti irradia la pelle.

Percorro in lungo tutta la serra, che tra poche settimane comincerà a riempirsi per la stagione, e mentre cammino, comincio a sentire aumentare la presenza di terpeni nell’aria; non riesco a distinguere una varietà in particolare è un bouquet di odori completo, il reparto di fioritura forzata è inconfondibile.

Canapa e irrigazione: dai contenitori puliti al correttore di PH

Questo è lo spazio tecnologico della serra: l’anno scorso ci ho messo circa tre mesi prima di capire pienamente il funzionamento del quadro elettrico e dell’impianto di irrigazione. Controllo che le taniche (da 2mila litri) siano vuote e pulite. Comincio a riempirle, ci vorranno almeno venti minuti che siano piene, imposto la sveglia a diciotto minuti in previsione di trovarmi nella parte opposta della serra, come prevede la legge di Murphy: “Se qualcosa può andare storto, lo farà”. Aggiungo già il correttore di pH necessario e vado finalmente a dare un occhiata ai banchi di piante, è un po’ che sono preso da piante madri e nuove piantine che non ho tempo per gli altri reparti.

L’importanza di un impianto di irrigazione pulito

Buon giorno bellissime! Passato una bella notte? Passeggio tra i banchi osservando la distesa di piante (circa 700 per per banco in vaso da 11 litri) tutte diverse per varietà e periodo vitale. Ad un occhio inesperto può sembrare un bel tappeto verde omogeneo e in salute, ma un attento coltivatore può notare come nello stesso banco alcune piante abbbiano le foglie più energiche mentre altre sembrano appassire. Questa è la maledizione dell’agricoltura moderna: l’impianto di irrigazione che nasce con il compito di agevolare il compito della coltivazione ma spesso con il suo utilizzo si tendono ad accumulare residui al suo interno riducendo, con il passare del tempo, l’apporto idrico in alcuni vasi; per questo abbiamo la buona abitudine di pulire tutto il banco e il suo impianto una volta terminato il ciclo di fioritura. Mentre controllo le piante ne individuo alcune diverse tra loro per il portamento delle foglie prendisole (quelle più vecchie), prendo delicatamente il vaso con una mano e lo alzo leggermente, così da poterne valutare il peso, lo poso delicatamente nella sua sede e procedo a ripetere la procedura con le altre piante selezionate. Può sembrare un metodo arcaico ma personalmente lo ritengo il metodo migliore per valutare l’effettiva quantità di acqua al interno del vaso, inoltre permette di valutare se c’è un cambiamento nel baricentro (intersezioni delle forze create dal peso e la massa della pianta più il peso del vaso) che solitamente indica un ristagno d’acqua localizzato in una parte del vaso da correggere, con innaffiamento a manuale. Completata la procedura per il banco n°2 e memorizzata la fisionomia delle piante più assetate (attenzione: non sono sempre tutte quelle con le foglie abbassate), alzo lo sguardo e inquadro il banco nella sua completezza e ora tutto appare molto più chiaro ai miei occhi e subito individuo le 4 tipologie di piante, pesate in precedenza, in tutto il banco.

Quando l’apporto idrico non è lo stesso per tutte le piante

Ci sono ancora alcune piante arzille che puntano verso il celo come a volerlo toccare, ma la maggior parte mostrano i primi segni di sete hanno le foglie belle orizzontali come se stessero aspettando la pappa per potersi riattivare. Restano da individuare le due tipologie più critiche le piante con le foglie avvizzite, non parlo di foglie secche il quinto e ultimo stadio, ma di quando la pianta non sta bene ed ha le foglie depresse. Questo sintomo può avere motivazioni opposte: la pianta ha estremamente sete e viceversa quando la pianta sta soffrendo di asfissia radicale per l’eccesso di ristagno nel vaso. Suona la sveglia, di gran lena vado alle pompe e controllo il livello delle cisterne e il PH e chiudo la valvola del caricamento apro le valvole per rimescolare la botte e appena pronto apro l’ultima valvola quella del filtro e si comincia. Prendo in mano la gomma con il doccino (aka lancia a doccia) per innaffiare manualmente e vado ad inumidire bene la zolla di terra nel vaso delle poche piante veramente assetate, questo permetterà alla terra di recepire meglio irrigazione che sto per dare; la terra secca non beve e drena tutto. Ritornando verso la testa del banco mi fermo circa a metà e tolgo un goccia a goccia dall’unica pianta che dava segni di ristagno idrico nel vaso così da ridurre l’apporto del irrigazione che andrò ad eseguire. Sistemate le poche piante in crisi, posso aprire l’impianto del banco n°2 così che per i prossimi otto minuti le Dinamed Kush possano bere e rinfrescarsi le radici. Controllo intanto i prossimi banchi, il n°3 lo salto per adesso è il banco della Critical Plus (come già detto nello scorso articolo) è ancora troppo presto per parlarci è  ancora mezza addormentata, ci ritornerò per le undici del mattino e dovrei comprenderla meglio. Passo al banco n°5, qui c’è poco da guardare e pesare, sono le Critical Kush, entrate in fioritura da 72 ore. Stanno benissimo, tutte con le foglie rivolte al cielo come per evocare il sole che si sta lentamente alzando. Questo banco va comunque irrigato anche se sono tutte così vigorose, sono in piena fase di stretch e consumano moltissime energie nel allungarsi e per creare i prefiori, le irrigo ora per evitare che prima di pranzo siano tutte con le foglie basse per la fatica. Chiudo l’impianto del banco precedente e posso dare acqua fresca a queste nuove bimbe che stanno per diventare signorine; altri 8 minuti e passo a perlustrare il prossimo coltivo da innaffiare.

Innaffiare le piante più grandi

Finito di irrigare i banchi di fioritura, posso finalmente dedicarmi alla piante in mastella (vaso da 100 l) le prime che affronteranno la nuova stagione agricola. Prendo in mano la gomma con il doccino e mi immergo nei ricordi, la coltivazione di piante in vaso grande è molto simile alla coltivazione in orto. In grosse quantità di terra l’apparato radicale può svilupparsi al meglio, i capillari radicali si possono ben distribuire sui bordi del vaso, basta stimolarli adeguatamente. Ora comincia la parte empatica della coltivazione, il grosso del lavoro sta nel osservare adeguatamente la pianta, vedere la struttura, valutarne l’espansione radicale e valutarne le condizioni di salute, come fatto per i banchi di fioritura.

Buon giorno belle Sour Orange, mi trovo al inizio di una fila da 84 mastelle, le piante hanno quasi un mese di vegetativa alle spalle, se fossero in vaso da 11 litri avrebbero già riempito tutto il substrato, viste in questo volume di terra sembrano ancora piccole e sole. Tutta apparenza, tra qualche settimana la massa fogliare avrà coperto tutta la parte alta del vaso, e arrivare ad innaffiare sarà più difficile coperti da foglie più grandi di mani umane che sotto nascondono un intreccio di rami dove il doccino si incastrerà in ripetizione. Oggi è ancora piccola bella e delicata, tutta verde con alcune foglie che cominciano ad ingrandirsi per catturare tutti i raggi di luce possibile, i ramoscelli ed il fusto sono ancora belli verdi dello stesso colore della chioma, anche se il colletto (base del fusto inizio del apparato radicale) comincia a schiarirsi, maturando acquisterà rigidezza e struttura.

Dosaggio dell’acqua e individuazione dei capillari radicali

L’abilità nel innaffiare le piante di canapa in vaso grande o in terra è nel dosare la quantità d’acqua e localizzare la zona di terra adatta. La piantina ha una massa vegetale molto ridotta e il suo apparato radicale è proporzionato, entrambi cresceranno ben rapportati, le radici più grosse come i rami principali tenderanno ad allontanarsi il più possibile dal colletto, crescendo si ramificheranno (i rami all’aria, le radici in terra) sempre più fin a trovare i capillari linfatici sulle foglie e nel terreno posso immaginarmi la struttura radicale. Questo è indispensabile per capire, vedendo le foglie, dove possono essere localizzati (in questo stadio di crescita) i capillari radicali e poter così distribuire al meglio l’acqua che sto per dare così che possa essere di facile fruizione e non vada a ristagnare in pinti delicati come il colletto della pianta; non si bagna mai a base fusto se la pianta è adulta. La parte iniziale di un coltivo in vasi grandi è particolarmente delicata, visto che le piante ci mettono un pò a crescere e le radici a raggiungere gli estremi del vaso, sia scendendo per gravita sia, stimolate da un adeguata irrigazione, a espandersi lateralmente. Se adempirò bene al mio compito, le piante entro fine luglio avranno riempito bene il substrato di terra e riusciranno a bere tantissima acqua durante la giornata e non permettere che ne ristagni, con il rischio che possa cambiare il PH o stimolare la crescita di funghi e muffe dannose.

Si comincia, armato di doccino disegno su tutto il substrato un bel cerchio (sono più bravo di Giotto) distante mediamente 10 centimetri dal fusto con uno spruzzo altrettanto ampio, così da poter intercettare i capillari superiori. Se incontro piante maggiormente sviluppate delle altre, faccio un ulteriore cerchio veloce esterno al precedente così da stimolarle ad allargarsi per cercare ulteriore acqua; ogni tanto si incontrano anche piantine che sono in ritardo con lo sviluppo, giusto un pò di acqua a base fusto (apparato radicale poco sviluppato) e metto un segno per tornare poi con uno spruzzino a nebulizzare un le foglie e aiutarla a recuperare il tempo perso.

Quest’anno siamo partiti per tempo con i trapianti e speriamo di aver ben dimensionato le mastelle e il suo quantitativo di substrato, confido faremo un cultivo spettacolare.

Buon cultivo a tutti.

Articolo a cura di Markab del team THCbd

PER APPROFONDIRE:

L’importanza di un buon pollice verde e del parlare con le piante: la coltivazione metafisica

Come pulire le piante madri di cannabis

 

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