Con questo articoli siamo felici di iniziare la nostra collaborazione con i ragazzi di THCbd che in questo primo articolo si soffermano su un aspetto fondamentale, che la scienza riesce solo ad immaginare e che nessun libro vi potrà mai insegnare: l’importanza di avere un buon pollice verde, e di parlare con le piante nella coltivazione metafisica.
L’altra mattina, ero a lavoro, tra le piante bello e beato! In lontananza, lo vedo che si avvicina: “ce l’ha con me o con Gabriele?” (un mio collega) Penso tra me e me… “Mi sta guardando, fisso negli occhi.. ce l’ha con me è chiaro!”.
“Markab!” – dice lui – “Ci hanno proposto di sviluppare una rubrica di coltivazione su Canapaindustriale.it, ti va?”.
Ed eccomi a scrivere il primo articolo, ci sono tante guide, forum, pagine, siti, ma in pochi partono da un presupposto fondamentale: se si hanno pari competenze e strumenti, cosa fa la differenza?
Sono convinto che, una delle cose che fa la differenza nella coltivazione è possedere un buon pollice verde. In questo come in molti altri siti web potete trovare persone che vi insegnano a coltivare, vi illustrano i materiali e le tecniche migliori (spesso opposte tra loro) per la coltivazione della pianta di cannabis (lo stesso è per tutte le piante coltivabili) queste nozioni a molto poco servono se non si metabolizza cosa sia una pianta e che la natura non è una cosa concreta.
Ogni pianta presente in natura è un essere vivente, come tale composto da organi quali: radici, fusto, foglie e fiori. Oggi però non ci soffermeremo sul mondo fisico ma proveremo ad approfondire la parte metafisica della coltivazione, a cui la società odierna da poca importanza; mentre noi della THCbd cerchiamo di valorizzare perché ci aiuta a fare la differenza.
Trasmettere ciò che la scienza e la tecnica non riusciranno mai a dimostrare (ultimamente neanche ad immaginare) non è per niente facile, ritengo che il tutto sia semplificabile nel termine “parlare con le piante” come ci insegna Don José Carmen Garcia Martinez nel suo libro “El hombre que habla con las plantas” il coltivatore ha l’arduo compito di capire ed integrare la natura, non solo sul piano fisico (aqua, aria, concimi, ecc…), interpretando ciò che non è abituato a vedere e non più capace di percepire, il mondo metafisico della natura.
Dare amore ed energie positive al mondo vegetale è un apporto migliore di qualunque concime in commercio, già dimostrato da molti studi comparativi. La pianta di Cannabis Sativa L., grazie alle moltissime variabili create dalle interazioni tra i principi attivi (Flavonoidi, Terpeni, Cannabinoidi, ecc…) che produce in fioritura, è colei che ci permette di vedere maggiormente gli effetti (positivi e negativi) apportati dal grower (coltivatore) sul piano energetico.
Il seme esiste perché è stato generato da una pianta madre che può aver trascorso un ciclo vitale agiato o disagiato, queste esperienze la madre le trasmette alla prole per evolversi e adeguarsi meglio al territorio che la ospita (terreno, clima, patogeni, interazioni, ecc….); questa esperienza che si tramanda viene chiamata memoria genetica del seme. Se il frutto della pianta che è solo un embrione ha una memoria, sicuramente anche un essere vivente come una pianta ha una memoria, non solo genetica ma anche esperienziale, come dimostrano alcune prove empiriche fatte su piante di Mimosa, dall’Università Western Australiana (UWA), fatte cadere ripetutamente da un altezza stressante, ma non traumatizzante per la pianta, su una schiuma ammortizzante; dopo solo pochi lanci le piante Mimosa, che sotto stress chiudono le loro foglie, hanno smesso di rispondere allo stimolo; l’esperimento riproposto dopo 28 giorni ha dimostrato che le piante hanno memorizzato che lo stress non recava nessun pericolo. Questo come molti altri esperimenti ci insegna, ciò che la chimica non vede, che le piante recepisco molte più informazioni rispetto a quello che siamo soliti pensare e queste esperienze, come per ogni essere vivente, influiscono moltissimo su tutto ciò che è e che fa.
La pianta di Cannabis light coltivata con amore e accudita con passione, riceve sicuramente le giuste attenzioni nutrizionali e ambientali e sul piano metafisico riceve energie positive che permetterà alla pianta di vibrare armonicamente (produrre onde sonore) trasmettendo le giuste informazioni sotto forma di segnali elettrici che delineano delle proprie vie nervose. Come dimostrato dall’Università di Agronomia di Chapingo (Messico), curare la coltivazione sul piano metafisico può permettere una riduzione dell’utilizzo di fertilizzante fino ad un 500% in culture trattate con dolcezza e amore.
Il fiore, fucina dei principi attivi della pianta appare nella fase della maturità avendo già passato le fasi di germinazione, radicazione, crescita vegetativa e stretch. In questa fase, la pianta ha già memorizzato molte esperienze di vita positive e negative, che ne hanno formato l’essenza. Nella fase di fioritura si notano le vere differenze di sopportazione della pianta nei confronti dei patogeni e a tutti gli stress che questa fase delicata riserva; tutti i coltivatori potranno testimoniare che piante uguali (derivanti da talee) possono reagire diversamente alle stesse avversità, questo perché le piante più forti hanno avuto maggiori attenzioni.
I principi attivi sono la cartina tornasole di un buon coltivo, la loro sensibilità alle diverse percentuali di Terpeni e Cannabinoidi permette innumerevoli variabili nelle loro interazioni, permettendo ad un attento osservatore di considerare ogni pianta come un essere a se stante poiché anche se unite dalla medesima genetica, la differenzia la fa l’esperienza di vita. Il coltivatore empatico, comprenderà le esigenze della pianta e partendo dal presupposto che possiede una specie di intelligenza o di memoria gli permetterà di dialogare con lei.
Mi pare d’aver capito che a questo articolo ci sarà un seguito, gia me lo vedo, in lontananza che si avvicina minaccioso… “Markab!”, dice lui – …
Articolo a cura di Markab del team THCbd